Francesco, morto a soli 12 anni: “La tac l’avrebbe salvato”

Per Francesco, un ragazzino di soli 12 anni, non c’è stato niente da fare. Un malore l’ha portato alla morte, ma i magistrati indagano sull’ospedale e sui medici che l’hanno operato.

Francesco Rogelio Palomino Conga, di 12 anni, è morto a causa di una strozzatura all’intestino. Per i magistrati, però, il chirurgo che lo ha operato dopo 24 ore è responsabile della sua morte. Ne dà notizia il Corriere della Sera.

Il dramma di Francesco, morto a 12 anni: poteva salvarsi

«Ho visto mio figlio che moriva. L’ho visto avere tre infarti l’uno dopo l’altro. Adesso ho il diritto di sapere cosa è successo in ospedale e andrò fino in fondo», ha dichiarato Cotrina, la madre di Francesco Rogelio, ormai morto due anni fa, 48 ore prima di Capodanno, all’ospedale di Vizzolo Predabissi, Asst di Melegnano.

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Francesco Rogelio Palomino Conga, peruviano di origine ma italiano a tutti gli effetti in quanto nato a Milano nel 2007 e residente nel Lodigiano, è stato fatale un volvolo ileale, una strozzatura che gli ha mandato in necrosi tre metri di intestino. La tragedia ha avuto luogo il 30 dicembre 2019. Francesco era uscito da poche ore dalla sala operatoria di Vizzolo quando il suo cuore è andato in blocco all’età di 12 anni.

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Secondo la Procura di Lodi ora c’è un responsabile, il chirurgo lodigiano che lo avrebbe operato con «colpevole ritardo». La pm Antonella Dipinto ne ha chiesto il rinvio a giudizio: apparirà davanti al gup per l’udienza preliminare il 30 novembre. La Procura sta procedendo nei confronti di uno dei medici che visitarono e decisero di operare il ragazzo solo dopo 24 ore dalla sua ammissione in ospedale.

Il dramma di Francesco Rogelio Palomino Conga è scritto nell’esame autoptico dell’Istituto di Medicina Legale di Pavia. Francesco era entrato al pronto soccorso di Vizzolo alle 5.41 della mattina del 28 dicembre accusando dolori allo stomaco; tenuto in osservazione in pediatria per colica addominale, in giornata si decide per il ricovero. A mezzanotte precipita, viene chiamato il rianimatore, il bimbo perde conoscenza e viene portato in terapia intensiva.

Nonostante il primo arresto cardiaco, la diagnosi è ancora addome acuto. Si decide di operarlo alle 3.45, ma dopo due ore sotto i ferri il bimbo torna in coma in terapia intensiva. Tre infarti consecutivi lo uccideranno il mattino dopo. «Gli avevano trovato l’intestino in necrosi. Gliene hanno tagliati tre metri. Ma perché nessuno gli ha fatto una tac prima? Ho visto mio figlio vomitare bile, svenire in bagno. Stava male, ma nessuno ha capito cosa avesse. L’avessero operato la sera prima, forse sarebbe vivo ora», ha raccontato la madre Cotrina.

 

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