Parvulan: che tipo di farmaco è e come mai non può sostituire il vaccino Covid

Parvulan è un medicinale usato in Brasile per Herpes Zoster e Fuoco di Sant’Antonio, importato in modo illecito nel nostro Paese perché si crede possa tutelare dal contagio. Ma l’Aifa afferma che non è così

parvulan-Meteoweek.com

Parvulan è un medicinale usato in Brasile per trattare l’Herpes Zostr e il Fuoco di Sant’Antonio, ma in Italia non è approvato. Si tratta di un farmaco il cui principio è il Corynebacterium parvum, innocuo per l’essere umano, legalmente registrato e venduto in Brasile. Come riporta il foglio illustrativo del farmaco, si tratta, nello specifico, di un «coadiuvante nel trattamento di infezioni dermatologiche di origine virale, batterica, fungina e protozoaria, coadiuvante in infezioni sistemiche e locali».

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L’anno scorso il senatore di Forza Italia, Enrico Aimi, lo aveva segnalato come farmaco che poteva tutelare dal contagio Covid. Ieri, tuttavia, l’Aifa (Agenzia del Farmaco) ha spiegato sul suo sito che tale farmaco è importato illegalmente in Italia per essere usato in modo improprio come sostituto del vaccino. «L’utilizzo del medicinale nella profilassi di Sars-CoV-2 non è sostenuto dalle benché minime evidenze di efficacia e sicurezza ed è un potenziale pericolo per la salute delle persone», afferma il Cts Aifa.

A Il Corriere della Sera, Gianni Sava, docente dell’Università di Trieste, spiega che «il Corynebacterium parvum è un batterio simile a quello che causa la difterite, ma più “buono”. Il problema è che non sappiamo se Parvulan produca immunità, perché non sono stati fatti studi sull’uomo ma solo in vitro. Negli anni ’70 veniva studiato come possibile immunomodulante nella cura dei tumori, poi l’ipotesi è stata abbandonata».

L’Aifa afferma che il suo Comitato tecnico scientifico, dopo le valutazioni del caso, «ritiene che l’utilizzo del medicinale Parvulan nella profilassi dell’infezione da Sars-COV-2 non sia sostenuto dalle benché minime evidenze di efficacia e sicurezza. Si sottolinea, inoltre, che anche il razionale di tale utilizzo risulta largamente insufficiente, tanto è vero che la Commissione non aveva ritenuto possibile autorizzarne l’uso nemmeno nell’ambito di una sperimentazione clinica. Il possibile uso del farmaco in sostituzione dei vaccini autorizzati (per i quali sono invece disponibili solidi dati di efficacia e sicurezza) rappresenta pertanto un potenziale pericolo per la salute delle persone a motivo, oltre che del profilo di sicurezza quantomeno incerto, anche dell’ingiustificato senso di protezione che il trattamento potrebbe generare a dispetto della mancanza di un’efficacia documentata».

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Sava puntualizza che «oltre a non avere studi scientifici a supporto, di questo farmaco conosciamo, solo attraverso scritti aneddotici e quindi relativi a singoli pazienti, l’efficacia nella cura di alcune infezioni, non nella prevenzione delle stesse».

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