Draghi incontra i sindacati, intesa su sicurezza sul lavoro: “Incontro utile”

Il premier Mario Draghi ha concluso nella giornata di ieri un incontro a Palazzo Chigi con sindacati, ricevendo i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil (rispettivamente Landini, Sbarra e Bombardieri). Al termine del colloquio Draghi avrebbe affermato: “È stato un incontro molto utile per fissare un metodo di lavoro“. All’ordine del giorno, il tema della sicurezza sul lavoro. Ma i sindacati fanno sapere di essere in attesa di un tavolo aperto anche su altre questioni. 

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MeteoWeek.com – foto da Ansa

Il presidente del Consiglio Mario Draghi nella giornata di ieri 27 settembre ha incontrato i leader dei principali sindacati. Il premier ha presenziato al colloquio dopo aver partecipato, nei giorni scorsi, a un incontro organizzato da Confindustria. In quell’occasione il presidente di Confindustria Carlo Bonomi aveva lanciato un appello rivolto alla creazione di un Patto con i sindacati per riorganizzare il rilancio dell’Italia. L’appello era stato accolto e rinnovato da Draghi (alcuni retroscena suggeriscono che proprio Draghi abbia suggerito a Bonomi di lanciare l’idea per primo).  Poi la standing ovation degli industriali, gli applausi calorosi per il presidente del Consiglio, e il bisogno di allargare effettivamente ai sindacati un tavolo di dialogo che – almeno visivamente – rischiava di rimanere circoscritto nel perimetro segnato dall’esecutivo e da una Confindustria critica nei confronti dei partiti.

L’incontro di ieri con i leader di Cgil, Cisl e Uil (rispettivamente Landini, Sbarra e Bombardieri) era imperniato su un ordine del giorno specifico: la tutela della sicurezza e della salute sul posto di lavoro. In particolare, quattro gli ambiti, stando a quanto riportato da Adnkronos: la revisione e il potenziamento del sistema della formazione dei dipendenti e degli imprenditori; la revisione e il potenziamento delle norme sanzionatorie da applicare a seguito delle ispezioni; la razionalizzazione dell’assetto delle competenze in materia di ispezione; la costituzione di una banca dati unica delle sanzioni applicate. Al termine dell’incontro Draghi ha commentato: “E’ stato un incontro molto utile per fissare un metodo di lavoro. C’è intesa su questi temi“. “Sono stati definiti degli interventi di medio periodo e altri immediati. Credo sia importante l’oggetto di discussione ma anche il metodo definito, c’è accordo per lavorare in questa direzione. Ed è il caso di ribadire che si parte, non casualmente, dal tema che va affrontato prima di qualsiasi altro“, ha fatto eco il ministro del Lavoro Andrea Orlando. Ma cosa ne pensano i sindacati?

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Incontro Draghi – sindacati: contenti a metà

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MeteoWeek.com (Photo by Ivan Romano/Getty Images)

Contenti a metà i sindacati invitati all’incontro. Da un lato la buona notizia: il rischio di fare un aggiornamento di routine senza punti fermi c’era, ed è stato schivato. Dalla riunione uscirebbe non solo una comunione di intenti tra esecutivo e sindacati (e come potrebbe essere altrimenti in merito alla sicurezza sul lavoro?), ma anche un metodo condiviso. Il leader della Cgil infatti parla di “prime risposte importanti” e di “impegno nei prossimi giorni ad ulteriori convocazioni per entrare nel merito delle altre questioni“. Fa eco il segretario della Cisl Luigi Sbarra, che definisce l’incontro “positivo” e fa sapere: “Il governo condivide la necessità, da noi sollecita, di lavorare per costruire una strategia nazionale di contrasto agli incidenti sui luoghi di lavoro, alle malattie professionali e agli infortuni. Questa lunga scia di sangue che porta ogni anno via quasi 1.600 persone non è accettabile”.  Dall’altro lato, la cattiva notizia: i sindacati auspicavano una discussione più aperta ad altri temi scottanti come licenziamenti, pensioni e salario minimo. La possibilità di una discussione di questo tipo sarebbe stata congelata con un “ci rivedremo presto” da parte dell’esecutivo. Lo ribadisce Maurizio Landini al termine dell’incontro: “Il governo ci ha detto che l’ordine del giorno di oggi era su salute e sicurezza, noi abbiamo chiesto di discutere altri temi e poi abbiamo avviato un confronto“.

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I sindacati volevano parlare di altro, Draghi no

Il sindacalista ribadisce che ”abbiamo da tempo indicato la questione che riguarda il superamento dei contratti pirata e stiamo ponendo il tema che riguarda di dare una validità generale ai contratti nazionali firmati da sindacati maggiormente rappresentativi. E dentro quello schema per noi vuol dire, non solo garantire i minimi dei contratti nazionali di lavoro ma anche garantire i diritti nel lavoro di tutti”. Tuttavia “il governo oggi non ha fatto alcun cenno né posto alcun tema. Se era per governo oggi si discuteva di salute e sicurezza. Punto. Si è discusso di altri argomenti perché noi abbiamo chiesto di discutere”. Ma un conto è nominare i temi, un conto è affrontarli. E al tavolo con il governo sarebbe mancata soprattutto la fase 2. Tant’è che – lo riferisce lo stesso Landini – ”le cose più importanti che oggi sono state decise riguardano il fatto di unire le banche dati. Sono la condizione per poter arrivare alla patente a punti, avere i dati delle aziende e quindi di poter arrivare ad affrontare il tema di chi può partecipare o non partecipare ai bandi sulla base anche di quella che è la storia sanitaria, la sicurezza e gli infortuni”. Sul resto, su Pnrr e legge di bilancio, il governo ha promesso di fissare ulteriori incontri preventivi con i sindacati. Ma per il momento sembra emergere l’esigenza di evitare i temi veramente divisivi. Così, quel fantomatico patto tra industriali e sindacati, orchestrato dalle mani di Draghi, ha ancora le fattezze di un auspicio, piuttosto che di una realtà concreta.

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Salario minimo e Confindustria

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Il presidente di Confindustria Bonomi, intanto, lancia appelli all’unità: “Se vogliamo mettere i puntini sulle i e dividerci, ci mettiamo un attimo ma il Paese oggi ci chiede altro, ci chiede di metterci a un tavolo, di confrontarci in maniera dura, forte, però di uscire con delle soluzioni per il Paese”. A condire gli annunci del presidente di Confindustria, anche una buona dose di ottimismo, che prima del colloquio tra Draghi e i sindacati lo aveva portato a dire di aspettarsi “il meglio possibile dall’incontro“. Per accompagnare la crescita – ha ribadito Bonomi – serve unità d’intenti, anche tra partiti (“non c’è un partito che componga la maggioranza che dica la stessa cosa, se non troviamo un minimo comun denominatore ognuno va per la sua strada”). Ma mentre Bonomi parla di unità di intenti addirittura tra partiti, bisognerà capire se ci sarà un’unità di intenti tra sindacati e Confindustria in merito a temi scottanti, come appunto il salario minimo.

L’apertura al confronto tuttavia sembra esserci, anche se al momento il governo preferisce rimandare la discussione della questione. “Vedo l’ipotesi di un tavolo tra Confindustria e sindacati (sul salario minimo) in modo molto positivo“, ribadisce Bonomi. Poi ricorda: “Non bisogna mai dimenticare la genesi del perché si parla del salario minimo in Europa e perché si vuole introdurre una regolamentazione per quei Paesi che hanno una bassa contrattazione collettiva nazionale e contro un dumping salariale”. In breve, il tema è al centro anche di un dibattito Ue, e le linee guida che ne usciranno fuori andranno declinate in base alle specificità di singoli Paesi.

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La strada in salita

Bonomi ha spiegato di ritenere che “da noi i minimi salariali sono già all’interno dei contratti collettivi di lavoro e non nascondiamo che ci sono però alcuni settori dove le paghe sono molto basse. Allora è giusto intervenire su questi casi”. Il presidente di Confindustria propone allora “di inserire i contratti per quei settori che ora sono sprovvisti anche perché se io guardo quello che è il salario minimo di cui oggi si parla, cioè i 9 euro lordi, e prendo il contratto collettivo dei metalmeccanici che quello che si prende a riferimento, il terzo livello, che è quello che si prende normalmente a riferimento come benchmark, è di 11 euro. Se prendo in esame anche il livello più basso è di 10 euro. Quindi noi lo abbiamo già, e gli stessi sindacati in questi giorni dicono che non è quella la strada perché il rischio è quello della fuga delle aziende dalla contrattazione collettiva. Ita è un esempio proprio di questi giorni”. D’altro canto, gli stessi sindacati sembrano dividersi (da un lato l’asse M5S-Pd-Leu, con la sponda della Cgil, dall’altro Confindustria, Cisl e il centrodestra). Insomma, la strada in salita è tutta da percorrere.

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