Amministrative Milano, Sala vince al primo turno: i motivi del successo

Finito il primo turno di amministrative, è possibile in questi giorni tirare le somme su quanto avvenuto, soprattutto là dove la partita si è chiusa senza bisogno di ballottaggio: a Milano, Beppe Sala ha vinto le elezioni comunali battendo al primo turno il candidato di centrodestra Luca Bernardo. Cosa vuol dire?

beppe sala
MeteoWeek.com (Photo by Pietro D’Aprano/Getty Images)

Il primo turno di amministrative si è concluso il 4 ottobre e, se la partita resta ancora aperta per alcune città importanti (tra cui Roma), per quanto riguarda Bologna, Napoli e Milano è già possibile tirare le somme. Anche nel capoluogo lombardo, infatti, come nelle altre due città, si conosce il nome del nuovo sindaco senza bisogno di ballottaggio. Nel caso di Milano, il nome è quello di Beppe Sala, che ha battuto il candidato di centrodestra Luca Bernardo con una percentuale di consensi che supera il 57%. Bernardo si è fermato a poco più del 32%. D’altronde, che Bernardo avrebbe perso lo si sapeva già, ma a pesare è un distacco che si immaginava (o si sperava) meno incisivo. I motivi sono tanti, dalle gaffe del candidato sindaco al calo di affluenza – intorno al 47,49% – che sembra aver penalizzato il centrodestra. Nel caso di Beppe Sala, inoltre, si tratterebbe di una riconferma, visto che il nuovo sindaco è anche il sindaco uscente, eletto per la prima volta nel giugno 2016 dopo una carriera da dirigente in diverse grandi aziende.

Ora Sala commenta il bis alla guida della città: “Ho avuto una prova d’amore dalla mia città”, dice Sala, che poi ribadisce come ci sia “spazio per tutti a condizione che tutti siano un po’ più seri. La mano tesa riguarda anche Bernardo: “Non mi ha ancora chiamato. Apprezzo abbia dato la disponibilità a restare in Consiglio comunale e gli auguro di essere il capo dell’opposizione per cinque anni. Gli offro la possibilità di collaborare. Sono qui, quando vorrà mi chiamerà”. Poi a proposito della campagna elettorale di Bernardo, quando gli viene chiesto se la partita sarebbe stata più difficile con un altro sfidante, Sala risponde: “Se non ci fossi stato io magari si sarebbe fatto avanti qualcun altro. Anche a livello politico il centrodestra aveva candidati significativi. Hanno scelto Bernardo, che ha fatto la sua campagna. A mio giudizio ha sbagliato a fare una descrizione così negativa di Milano. La città non ha bisogno di muscolarismo, ha gran voglia di tornare a lavorare. Non è una città che accetta un atteggiamento troppo cupo, troppo pessimista”.

Leggi anche: Via libera del Cdm alla delega fiscale, ma senza i voti della Lega: lo strappo

Amministrative Milano, i motivi del successo di Sala

milano
MeteoWeek.com (Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

Le ultime considerazioni sono utili per comprendere meglio cosa ci sia veramente dietro il successo di Sala, in termini politici: una campagna elettorale che parla di produzione, ripartenza, visione di una Milano del futuro. Tra l’altro, tutti temi che vengono presentati da Sala in un modo non necessariamente ascrivibile al solo perimetro di centrosinistra. Quindi sì, ufficialmente ha vinto il centrosinistra, ma in una forma particolare. E non poteva andare altrimenti. Milano è una città che ha visto vincere il centrodestra per tutti gli anni Novanta e i primi anni Duemila (in ordine: Marco Formentini della Lega Nord, Gabriele Albertini e Letizia Moratti di Forza Italia). Il corso è stato poi interrotto per tre volte, prima con Giuliano Pisapia e poi con Beppe Sala, ora riconfermato. E il corso è stato interrotto anche grazie alla capacità di Sala di inglobare al suo interno i consensi del centrodestra moderato, quel centrodestra liberale poco interessato alle battaglie sulla sovranità e più interessato alle battaglie sulla produzione. Insomma, che senso avrebbe avuto votare il centrodestra con un candidato di centrosinistra “già testato” e in grado di interpretarne alcune esigenze? D’altronde, la storia personale di Sala dimostra che non si tratta di un politico con una storia di sinistra. Dopo esser stato un importante manager di Pirelli e Telecom e dopo incarichi pubblici durante la consiliatura Moratti, Sala è diventato manager di Expo e successivamente sindaco Pd senza iscrizione al partito.

Leggi anche: No, il merito dei risultati del Pd non è di Giuseppe Conte

Insomma, la storia di Sala si è sempre ben prestata a raccogliere consensi anche nel centrodestra moderato. E una riconferma è arrivata anche dalle iniziative promosse nel mandato appena trascorso: sotto il suo mandato si è dato avvio a progetti importanti come la riqualificazione degli Scali ferroviari e l’organizzazione delle Olimpiadi invernali, due grandi iniziative che di certo non sono dispiaciute ai liberal e al centrodestra moderato.  Insomma, a Milano – come a Bologna – è stato scelto il centrosinistra per riconfermarne la buona amministrazione. Ma con una differenza: a Bologna questo è avvenuto nella prospettiva (almeno a parole) di una virata verso sinistra, grazie all’inclusione di diverse liste civiche più a sinistra del Pd rappresentato dal sindaco uscente Merola; a Milano invece il centrosinistra sarebbe stato riconfermato anche per la sua capacità e promessa di accogliere alcune istanze di centrodestra. All’interno di questo quadro, ovviamente, incidono le tensioni interne alla coalizione di centrodestra che – tra ritardi e giochi muscolari – hanno contribuito a rendere la partita più semplice per il centrosinistra. Soprattutto a Milano, dove il candidato Bernardo voluto da Salvini non sembra aver riscosso giudizi lusinghieri neanche da parte di Forza Italia e dal ministro leghista Giorgetti. Ma questa è un’altra storia, di cui si conosceranno gli effetti a breve.

 

Impostazioni privacy