Aumentano le intossicazioni volontarie tra bambini e adolescenti, l’allarme del Centro Antiveleni di Pavia

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Preoccupano i nuovi dati diffusi dal centro Antiveleni di Pavia sulle intossicazioni volontarie tra bambini e adolescenti. I numeri sono in continuo aumento e l’impressione è quella di trovarsi di fronte a un fenomeno grave ma che non viene ancora raccontato a sufficienza. Anche perchè, da quando è iniziata la pandemia, i casi di chi ha tentato il suicido o ha deciso di intossicarsi volontariamente con sostanze chimiche come la candeggina o il paracetamolo, sono quasi raddoppiati

Sono sempre di più i minorenni che tentano il suicido ingerendo sostanze chimiche letali.
A spiegare e commentare questo fenomeno è Carlo Locatelli che ricopre il ruolo di responsabile del Centro Antiveleni e di informazione tossicologica dell’Ircccs Maugeri di Pavia. Il nuovo studio prodotto dall’istituto di ricerca pavese conferma infatti come sempre più ragazzi minorenni scelgono di tentare il suicidio attraverso l’intossicazione con sostanze chimiche. Non si parla necessariamente di droghe vere e proprie, anche se ad esempio il consumo di benzodiazepine ma anche del paracetamolo sembra essere una delle soluzioni privilegiate. Spesso si tratta per questi ragazzi soltanto di attingere a prodotti presenti in tutte le case, come la candeggina, ingurgitarle in grandi quantità per mettere fine alla loro esistenza.
Nel primo semestre post lockdown i dati sono più che raddoppiati
E il punto, come spiega Locatelli, è che da quando è iniziata la pandemia le segnalazioni sono quasi raddoppiate.
Anche la testata giornalistica Adnkronos Salute ha commissionato ad un esperto un’analisi sul tema, che si è occupato in primo luogo di mettere a confronto il periodo pre pandemia con quello successivo. E il risultato è stato pressoché identico a quanto rilevato dal centro Antiveleni di Padova: se nel primo semestre degli anni scorsi, il numero di intossicazioni volontarie tra gli adolescenti si aggirava intorno ai 48-50 morti, nel 2021 la media viaggia invece tra gli 86 e i 100 casi. Diventa davvero difficile non vedere un collegamento, una conseguenza diretta degli effetti che questi lockdown hanno avuto sui più piccoli, in un momento della loro vita in cui la socialità forgia la loro identità ma anche il loro benessere psicofisico.
Locatelli: un campanello d’allarme che la società non deve ignorare

Colpisce poi un altro dato fornito dall’osservatorio pavese: in 4 casi su 5 si tratta di ragazze.
Per Locatelli si tratta di numeri inequivocabili che rappresentano un campanello d’allarme su un fenomeno grave e in crescita che la nostra società non deve ignorare. Nel computo totale di tutti gli episodi intossicazione volontaria accertati dal centro, circa il 22 per cento di questi avviene ingerendo prodotti domestici come candeggina e acido muriatico, ma anche lo shampoo, molto pericoloso in quanto la schiuma una volta ingerita invade i polmoni. Nella maggioranza dei casi si tratta comunque di intossicazioni da farmaci, il paracetamolo è il farmaco più in crescita nel suo utilizzo in queste statistiche. Un’ascesa tra i più giovani che Locatelli osserva con estrema preoccupazione: “Nelle prime 24 ore l’intossicazione da paracetamolo dà banale vomito ma il problema è che dopo 24-48 ore salgono le transaminasi e comincia l’epatite acuta. E’ qualcosa paradossalmente di più subdolo. Se il paziente non ammette di averlo assunto, i medici rischiano di non accorgersene subito e di ritrovarsi due giorni dopo con un’epatite che non si riesce più a curare. Mentre se una persona prende un antidepressivo e non lo dice ha degli effetti su cuore e sistema nervoso, che indirizzano più facilmente a scoprirlo”.
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Che la situazione sia grave in tal senso, lo ha confermato un altro esperto interpellato da Adnkronos, Carlo Fraticelli, direttore del Dipartimento di Salute mentale e Dipendenze dell’Asst Lariana.
A suo giudizio infatti, bambini e adolescenti hanno subito dei contraccolpi emotivi molto grandi a causa della pandemia e di quei lockdown che per mesi li hanno costretti a restare in casa, senza possibilità di vedere fisicamente i loro amici e coetanei. Fraticelli racconta poi come quest’anno si siano anche nel suo ospedale registrati molti più casi del solito “con un aumento delle consulenze degli specialisti di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza. Da gennaio a giugno 2021 abbiamo avuto 166 accessi, in tutto il 2019 erano stati 280”.
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Un fenomeno che la politica non può in alcun modo sottovalutare, anche perchè continua a diminuire l’età media di chi tenta di suicidarsi o comunque assume un comportamento fortemente autolesivo. Esiste però secondo Fraticelli anche un risvolto inatteso e positivo causato dalla pandemia: “ha acceso una luce sulle difficoltà e riattivato un’attenzione su questi servizi e la loro importanza”.