Con il Green Pass per i lavoratori il Governo scarica le sue responsabilità

L’obbligo per i lavoratori scontenta tutti e mette i cittadini gli uni contro gli altri. In questo modo la politica se ne lava le mani

Il Paese rischia di entrare nel caos da venerdì, ovvero quando il Green Pass sarà reso obbligatorio per tutti i lavoratori siano essi del settore pubblico che privato. Non solo perché molte categorie hanno annunciato scioperi e manifestazioni a oltranza (la più preoccupante la situazione che si sta venendo a creare in queste ore nel porto di Trieste), ma anche perché, nei fatti, sarà quasi impossibile controllare i lasciapassare di tutti i lavoratori.

Si pensi a quei quasi 5 milioni di cittadini italiani che hanno scelto di non vaccinarsi, l’alternativa a loro disposizione è effettuare un tampone ogni 48 ore per poter proseguire l’attività lavorativa, evitando licenziamento o sospensione dello stipendio. E se alcune aziende hanno deciso di coprire le spese dei tamponi per i dipendenti, magari attrezzandosi all’interno delle loro strutture, in molti altri posti di lavoro questa opzione rimane impossibile.

Nonostante i proclami di alcuni esponenti del Governo sulla funzionalità del Green Pass come panacea a tutti mali anche economici dell’Italia, non si può immaginare che l’adesione alla carta verde sia l’unico mezzo per mettere fine alla pandemia. I vaccini sono la soluzione per contrastare il virus e mettere finalmente alla paura e che questo virus sta provocando in tutto il mondo da quasi due anni a questa parte, inutile negarlo. Ma immaginare di lasciare la possibilità di alternative senza l’obbligo vaccinale per tutti, lasciando le responsabilità della fine della pandemia ai cittadini, è una operazione scaricabarile sbagliata.

LEGGI ANCHE: Green Pass nei luoghi di lavoro: cosa cambia dal 15 ottobre

Su questo errore c’è una continuità con il Governo precedente. La gestione della crisi pandemica del Governo Conte II fu tragica: sebbene le chiusure nella prima fase siano state necessarie, l’acquisto delle dosi di vaccino fu una contrattazione con le cause farmaceutiche disastrosa con un dispendio di denaro pubblico enorme, senza ricordare i problemi giudiziari di Domenico Arcuri e alla grande truffa delle prime forniture di mascherine e dispositivi sanitari e la fallimentare produzione del vaccino italiano ReiThera. E ancora peggiore fu la diffusione della paura, con i media primi responsabili dell’isteria generale.

Per evitare una impopolarità eccesiva, il Governo Draghi ora decide per l’obbligo ma solo se: vuoi viaggiare con un treno o un aereo, entrare in un cinema o in un teatro, a cenare dentro un locale, in un albergo, in una scuola, a prendere un caffè al bancone e molto altro. Cose in qualche modo evitabili, sebbene contrassegnino una socialità praticamente inesistente, ma scegliere di non lavorare è impossibile, per cui dal 15 ottobre l’obbligo vaccinale per tutti è di fatto un realtà.

LEGGI ANCHE: Covid: familiari delle vittime chiedono una vera Commissione d’inchiesta

A questo punto molti lavoratori stanno chiedendo i tamponi gratuiti, una soluzione che renderà scontenti tutti: coloro che ne usufruiranno perché saranno costretti a sottoporsi ogni due giorni ai controlli, i cittadini vaccinati che finanzieranno con le loro tasche chi ha deciso di non sottoporsi al vaccino e le autorità sanitarie che sono ben coscienti del fatto che i tamponi non frenano la pandemia ma sono solo un placebo per chi si oppone all’inoculazione. E senza contare che è molto difficile che le aziende farmaceutiche abbiano a disposizione 15 milioni di tamponi al mese per coprire questa esigenza. Ma con questa formula il Governo se ne lava le mani: l’obbligo c’è solo per chi lavora, come se fosse una cosa da poco. Una soluzione che mette cittadini contro cittadini e lavoratori contro colleghi, senza che la politica se ne prenda la responsabilità.

Impostazioni privacy