“Prosek e i suoi fratelli”: le imitazioni dei vini italiani al Vinitaly Special Edition

“Prosek e i suoi fratelli”: le imitazioni dei vini italiani al Vinitaly Special Edition. La Coldiretti contro la registrazione del vino croato proposta dall’Ue: “Precedente pericoloso che rischia anche di indebolire i rapporti internazionali”.

il Prosek esposto al Vinitaly Special Edition  – meteoweek.com

Soltanto poco più di un mese è il tempo che resta per bloccare la domanda di riconoscimento del Prosek croato, il vino dolce che minaccia il Prosecco italiano – il più venduto al mondo e tra i più imitati. Il prodotto croato, viene spiegato, è un vino da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia, e il Paese chiede di registrarlo come “menzione tradizionale”. Coldiretti, però, non ci sta. Si tratta, infatti, di “un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio, dove occorre tutelare le denominazioni dai falsi”.

E proprio in merito ai falsi del Made in Italy, la stessa Coldiretti, nel proprio padiglione al Vinitaly Special Edition (attualmente in corso alla Fiera di Verona) ha deciso di installare la “cantina degli orrori“, costellata per l’appunto da vini “imitazione” di quelli italiani ma che valgono un miliardo di euro.

Non soltanto il Prosek: le altre “copie” del vino italiano

Prima del Prosek croato, sono stati diversi i vini italiani “copiati” e smascherati dalla Coldiretti. Tra questi, il Bordolino argentino (sia bianco che rosso, e con tanto di bandiera tricolore), il Barbera bianco della Romania, il Chianti californiano, il Marsala sudamericano e il Marsala statunitense. Il Prosecco, rimane tra i vini più bersagliati dalle imitazioni, e infatti è possibile trovare in commercio il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco (tutti tedeschi), o anche il Whitesecco (austriaco), il Prosecco (russo) e il Crisecco (Made in Moldova) e tanti altri rivendicati “prosecchi” prodotti in Brasile, nella zona del Rio Grande (per i quali i produttori, però, si rifanno agli accordi stipulati tra Ue e Paesi del Mercosur).

Come spiegato dall’ANSA, il Prosecco italiano è un prodotto d’eccellenza del nostro Paese, che ha visto negli ultimi anni un notevole incremento delle vendite e delle esportazioni – tanto da mantenere ben salda la leadership mondiale in termini di volumi esportati davanti a Champagne e Cava. Con gli Stati Uniti che sono attualmente il primo principale acquirente di bottiglie di Prosecco, un sensibile aumento delle vendite si è verificato anche in Russia, dove gli acquisti sono quasi raddoppiati (+ 92%), senza dimenticare la Germania (+28%) e la Francia (+15 %).

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La produzione di Prosecco coinvolge ben due Regioni (Veneto e Friuli Venezia Giulia), nove province e tre denominazioni d’origine (Prosecco Doc, Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Prosecco Docg), mentre nel 2019 è stato assegnato il riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco. Con una produzione complessiva che quest’anno dovrebbe raggiungere il record di 700 milioni di bottiglie, permettere alle “imitazioni” di avere la stessa denominazione, allora, risulterebbe in un danno incalcolabile per un prodotto che realizza ben oltre la metà del fatturato proprio grazie al mercato estero – per un valore di 7,2 miliardi stimati nel 2021, e in aumento del 15% nel primi sette mesi di quest’anno.

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In questo senso, a salvaguardia del Made in Italy, “è necessario – sottolinea il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – fermare una decisione scandalosa che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo”, anche alla luce “della Corte di Giustizia Ue che si è pronunciata chiaramente contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme Ue. Per questo è importante l’impegno del Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, del Governatore Luca Zaia e degli europarlamentari italiani ad intervenire per far respingere la domanda”.

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