La Roma si fa pagare in monete virtuali e molti si chiedono se abbia senso

MeteoWeek vi sta accompagnando alla scoperta dello strano mondo del Bitcoin e delle criptovalute. In questa tappa del nostro viaggio parliamo di una popolare squadra di calcio italiana.

Il mondo delle criptovalute si sta espandendo in maniere spesso strane ed imprevedibili. Dopo aver concluso l’esperienza di sponsorship con una nota compagnia aerea, la Roma rischiava di restare con la maglia  priva di uno sponsor. Ma lo sponsor adesso c’è ed è una società impegnata nel mondo della blockchain e delle criptovalute: Zytara Labs, in partnership con la DigitalBits Foundation. L’aspetto più controverso di tutta questa operazione è che anche il pagamento della cifra pattuita avverrà in criptovalute. Sulla stampa è scoppiato il caso, visto che in molti si chiedono che senso abbia essere pagati in una moneta che sostanzialmente non esiste. Vediamo di capirci meglio.

Ha fatto bene o male?

Se qualcuno vi promettesse di pagarvi con monete che stampa lui, voi chiaramente gli ridereste in faccia, giusto? Purtroppo il mondo delle criptovalute è così contorto e poco decifrabile che fenomeni del genere sono possibili. Da un lato bisogna evitare di semplificare questo mondo bollando automaticamente tutto come una grande truffa. Dall’altro lato però è anche lecito chiedersi quanto valore si possa effettivamente attribuire a monete virtuali non emesse effettivamente da alcuna banca centrale. Dunque è giusto chiedersi: la Roma ha sbagliato a farsi pagare in una moneta virtuale? 

Dunque nel tipo di pagamento promesso alla Roma ci sono due problemi che si intrecciano sostanzialmente. Il primo è se abbia senso farsi pagare in una valuta virtuale. Il secondo è quello delle forti oscillazioni di prezzo di valore di questa valuta. Cerchiamo di offrire una risposta ad entrambe queste due domande anche se non è semplice. Nessuno al momento sa se le monete virtuali abbiano senso oppure no. L’unica cosa che sappiamo e che in tantissimi ci investono e che crescono di valore di giorno in giorno. Ma se si tratta di un qualcosa che possa reggere nel tempo o se si tratta della “madre di tutte le bolle” come l’ha definita Bank of America giusto qualche mese fa, nessuno può dirlo.

Il problema non è la Roma

Dunque non è semplice dire se abbia senso farsi pagare in crypto perché attualmente metà del mondo finanziario pensa che siano solo una micidiale bolla mentre l’altra metà sostanzialmente ci crede. Riguardo all’aspetto delle fluttuazioni, sicuramente la Roma si è assunta notevole rischio perché al momento del pagamento, la valuta potrebbe essere triplicata di valore come anche essersi ridotta un decimo. Nessuno può dirlo, infatti le crypto hanno una volatilità estrema.  Al di là del caso specifico della Roma (che ha rassicurato i giornalisti dicendo che nell’accordo c’è una clausola particolare che mette al riparo la società dal rischio della perdita di valore) il problema in realtà è più profondo.

Il problema è che le criptovalute stanno penetrando in mille anfratti della società, prima ancora che il mondo finanziario abbia deciso se sono una bolla oppure no. Se le criptovalute, come molti autorevoli analisti ritengono, sono una bolla pronta a scoppiare, lo scoppio a questo punto non sarà più legato a pochi spericolati investitori che ci hanno voluto credere. A questo punto comincerebbe a travolgere, banche, squadre di calcio, imprese, famiglie, insomma sarà un crunch sistemico e devastante.

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Appena qualche giorno fa il numero uno della Bank of England faceva una funerea considerazione. Notava come il valore delle criptovalute circolanti oggi al mondo sia esattamente il doppio di quello dei subprime nel fatidico 2008.

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Ma almeno i subprime erano regolamentati (forse non perfettamente) mentre invece le criptovalute non non hanno attualmente alcun genere di regolamentazione.

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