Afghanistan, la protesta delle donne: “Il mondo ci guarda morire in silenzio”

Manifestazione con una dozzina di donne per richiamare l’attenzione internazionale. Chiedono diritto all’istruzione e al lavoro

In piazza in Afghanistan per protestare contro “il silenzio vergognoso del mondo“, è accaduto oggi a Kabul dove una dozzina di donne ha avuto il coraggio di organizzare una manifestazione in difesa del loro diritto all’istruzione e al lavoro, sfidando l’oppressiva dittatura dei talebani nei confronti del sesso femminile.

Si sono presentate come  membri del Movimento spontaneo delle donne attiviste in Afghanistan e hanno esposto cartelli con scritte “Perché il mondo ci guarda morire in silenzio?“, “Diritto all’istruzione” e “Diritto al lavoro“. Le dimostranti volevano incontrare Deborah Lyons, rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per l’Afghanistan, ma sono state fermate dalle forze talebane prima di raggiungere l’ufficio dell’Onu.

Ogni giorno la povertà si fa sentire, i nostri figli muoiono, gli uomini non hanno più un lavoro, si suicidano e il mondo tace” ha detto in un video diffuso su Twitter Husna Saddat, una delle partecipanti. “Perché e fino a quando dovremmo rimanere prigioniere in casa? Perché nessuno ci ascolta? Perché le donne non hanno più il diritto di essere attive nella nostra società?“, ha dichiarato.

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Il video della protesta è stato postato da alcune testate internazionali. “Siamo scese in piazza a Kabul per far sentire la nostra voce alla comunità internazionale. Abbiamo tanti problemi in Afghanistan e i talebani non ci hanno permesso di continuare la nostra protestaha continuato Saddat.

Il raduno si è svolto nell’ex-zona verde dove si trovano gli edifici evacuati da diverse istituzioni e governi mentre salivano al potere i talebani. “Chiediamo al segretario generale delle Nazioni Unite di sostenere i nostri diritti, all’istruzione, al lavoro. Oggi siamo private di tutto” è l’appello di Wahida Amiri, una delle organizzatrice. “Non abbiamo nulla contro i talebani, vogliamo solo manifestare pacificamente“.

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Queste manifestazioni si stanno svolgendo con una certa regolarità in queste ultime settimane a Kabul ma chi vi partecipa rischia molto per via delle ritorsioni che potrebbero scaturirne. A volte sono state represse con la violenza, come giovedì scorso quando diversi giornalisti venuti per seguire uno di questi eventi sono stati picchiati dai talebani.

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