Gialli e misteri italiani, l’omicidio irrisolto “nel palazzo dei ciechi e dei sordi”

L’omicidio di Nada Cella, viene definito ormai di uso comune come ‘il delitto di via Marsala’. È accaduto a Chiavari (GE) la mattina del 6 maggio 1996, al secondo piano di uno stabile di via Marsala 14, nello studio del commercialista Soracco, dove lavorava la vittima. Il caso è ancora ad oggi, irrisolto.

Nada Cella – MeteoWeek

Nada quella tragica mattina del 6 maggio 1996, prima di andare al lavoro, accompagnò la mamma in auto a scuola, dove lavorava come bidella. Prese poi la bicicletta per andare al lavoro, passò prima al forno per comprare la focaccia, ma la dimenticò sul bancone. Andò in ufficio, nella centralissima via Marsala a Chiavari. Lì la giovane subì un’aggressione fulminea tra le 08.50 e le 09.10. Nessun segno di effrazione, nessuna traccia di difesa, come se la vittima non avesse avuto il tempo di rendersi conto di quello che le stava accadendo. Un colpo dopo l’altro, Nada travolta dal suo aggressore, cadde a terra e perse i sensi, ma l’assassino continuò ad infierire su di lei. Un omicidio atroce, simile a quello di Simonetta Cesaroni del delitto di Via Poma di qualche anno prima, anch’esso irrisolto.

Omicidio di Nada Cella – MeteoWeek

Sul corpo di Nada vennero riscontrati tre tipi di lesioni. Alcune causate da calci e pugni, altre da un oggetto contundente, molto probabilmente qualcosa dotato di spigolo: un posacenere un fermacarte o qualcosa di simile. Un’arma che comunque non venne mai ritrovata. Un altro tipo di lesione fu causato da un urto molto violento contro la superficie, il pavimento probabilmente: lesioni fratturative craniche, con epicentro in sede “fronto temporo parietale” sinistra, queste le lesioni più letali, secondo quanto venne riscontrato dalle perizie mediche.

Cosa accadde

A trovare Nada agonizzante ma ancora viva, fu il suo datore di lavoro, Marco Soracco che arrivò in ufficio con alcuni minuti di ritardo, intorno alle 09.12. Soracco trovò la porta chiusa solo con la cricca, e vide la luce accesa e pensò dunque che all’interno ci fosse un cliente. Quella luce, in presenza solo del personale, rimaneva sempre spenta. Soracco entrò nel suo ufficio, andò a rispondere al telefono che stava squillando. Dopo un breve colloquio con un cliente, andò a vedere nell’ufficio di Nada, per comprendere come mai non avesse risposto lei al telefono. Entrando in ufficio, Soracco sentì dei versi gutturali e trovò la povera ragazza in un lago di sangue, con la testa a sfiorare la parete, i piedi scalzi, e gli occhiali a terra.

Omicidio Nada Cella – MeteoWeek

Soracco si accostò a Nada per comprendere cosa le fosse accaduto, la toccò e si sporco con il suo sangue, poi andò a chiamare i soccorsi. Erano le 09.15, orario confermato dai tabulati telefonici del 113. L’uomo subito dopo telefonò alla madre che abitava nello stesso edificio. I soccorsi arrivarono prontamente e trovarono Nada a terra, scossa da brividi in tutto il corpo, gli occhi sbarrati e il sangue che fuoriusciva copioso dalla bocca, dalle orecchie e da diverse ferite sul corpo. Alle 09.30 l’ambulanza con Nada, giunse al pronto soccorso di Lavagna. La ragazza arrivò in ospedale con il collo spezzato e il cranio sfondato. Gli infermieri le tagliarono i vestiti e le rasarono i capelli per prepararla ad un intervento disperato. Furono diversi i tentativi di strapparla alla morte, alle 11.30 Nada venne trasferita all’ospedale San Martino di Genova dove morì alle 14.10

Le indagini

Omicidio Nada Cella – MeteoWeek

Vennero fatti da subito enormi danni, sulla scena del crimine di Via Marsala. Fu molto difficile indagare, poiché l’ufficio venne inquinato inizialmente dai soccorritori, poi da Marisa Bacchioni, la madre del Dr. Soracco, che intervenne per pulire il vano di ingresso dello studio, e le scale del palazzo, che si erano sporcate con il sangue di Nada. Soracco e la madre, infatti, pensarono che si fosse trattato di un incidente, magari una caduta accidentale causata da un malore. L’unico punto in cui la madre non arrivò a pulire, fu l’ufficio di Nada, le tracce di sangue lì presenti tuttavia non furono molto utili poiché la gora ematica su cui giaceva la 24enne proveniva da un’emorragia venosa ed il sangue era quindi fuoriuscito senza zampillare. L’assalitore, per questo motivo, non si era nemmeno sporcato le scarpe. Secondo quanto ricostruito dal medico legale però, l’assassino di Nada doveva essersi per forza macchiato con il sangue durante l’aggressione, per via degli schizzi. Una condomina testimoniò infatti che l’acqua del bagno dello studio rimase aperta per molto tempo, tanto da attirare l’attenzione della donna. Le uniche vie di fuga nel palazzo, erano le scale e l’ascensore, all’interno del quale venne rinvenuta una macchia del sangue di Nada. Venne anche ritrovato un bottone vicino al corpo, appartenente forse ad un paio di jeans, oppure ad un maglione femminile.

Gli indagati

Omicidio di Nada Cella – MeteoWeek

Il primo ad essere iscritto nel registro degli indagati fu Marco Soracco. Gli investigatori ipotizzarono che potesse essere un corteggiatore respinto. L’uomo negò fin da principio qualsiasi forma di attrazione verso la ragazza e spiegò di avere con questa solo un rapporto di tipo lavorativo e di non conoscere minimamente la sua vita privata. Vennero fatte indagini e perquisizioni ma dopo un anno Soracco uscì definitivamente dall’inchiesta.

Marco Soracco, datore di lavoro di Nada Cella – MeteoWeek

Ad essere indagata fu poi una condomina dello stabile, una paziente psichiatrica affetta da schizofrenia con risvolti paranoici, venne però scagionata in breve tempo poiché non emerse alcun movente ed inoltre la donna aveva un alibi. Venne poi presa in considerazione la cosiddetta “pista del cappuccino”. In un cestino dell’immondizia venne recuperato lo scontrino di un bar di Chiavari, rilasciato la sera prima del delitto. Si ipotizzò che potesse appartenere all’assassino ma anche quella pista sfumò miseramente: lo scontrino apparteneva infatti ad un condomino che era solito gettarli a terra anche per le scale all’interno degli spazi comuni. Infine, gli investigatori pensarono ad un ex fidanzato di Nada che però non nutriva per lei più alcun interesse ed aveva per altro troncato lui stesso la relazione con la giovane. Ed era provvisto di un alibi.

Il palazzo dei ciechi e dei sordi

Di quanto accaduto in via Marsala quel giorno, l’unica cosa certa è l’ora del decesso, poiché una condomina udì il tonfo, corrispondente probabilmente allo schianto a terra da parte della vittima, alle 09.01. Per il resto, nessuno udì e vide nulla, solo il rumore dell’acqua sopra citato. Per questa ragione, il palazzo, venne soprannominato all’epoca dei fatti: “il palazzo dei ciechi e dei sordi”. L’orario dell’omicidio in una fascia così insolita, con un via vai continuo di gente, la donna delle pulizie, chi entrava e usciva per portare fuori il cane, condomini che andavano al lavoro, chiunque avrebbe potuto notare qualcosa, ma nulla venne a galla.

Quelle inquietanti telefonate

Nada Cella – MeteoWeek

All’epoca passò inosservato agli investigatori, un episodio riguardante alcune telefonate, arrivate all’ufficio dello studio, proprio in quei terribili minuti. Ad una chiamata rispose il Dr. Soracco, dopo che aveva trovato Nada e chiamato i soccorsi. Quanto accaduto, venne comunicato da Soracco alla persona dall’altro lato della cornetta, per potersi liberare più rapidamente, visto il momento. La signora in questione, era una cliente dello studio, che dichiarò di aver chiamato più volte in precedenza e che al telefono le aveva risposto una voce femminile, con un tono molto sgarbato le aveva comunicato di aver sbagliato numero. La cliente, tuttavia, era certa di non aver fatto errori, in quanto, il numero di telefono lo aveva segnato sulla sua agenda.

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Uno dei condomini, che abitava in un appartamento al terzo piano, uscì di casa alle 09.05. In discesa usufruì dell’ascensore ma si rese conto di aver dimenticato alcuni documenti e tornò così indietro ma trovo l’ascensore occupato, probabilmente dall’assassino. Risalì a piedi incrociando altri condomini. I tre non notarono nulla di sospetto. È quasi certo che Nada conoscesse il suo aggressore, magari era un frequentatore del palazzo. Rimane comunque un punto di domanda enorme su come sia stato possibile per l’assassino liberarsi dei vestiti pieni di sangue, e dell’arma del delitto. In ogni modo, in via Marsala, alle 09.00 era passato il camion della nettezza urbana.

Un caso ancora irrisolto

Il funerale di Nada Cella – MeteoWeek

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Molti hanno provato a districare la matassa di dubbi riguardante questo caso, molti giornalisti hanno tentato questa strada ma senza alcun risultato. A parlare dell’omicidio di Via Marsala anche il programma ‘Chi l’ha visto’, e la serie ‘Blu notte’.

Dopo 25 anni si riapre il caso

“Presenti alcuni profili genetici femminili e maschili sulla camicetta della ragazza e sulla sedia dell’ufficio dove è stata uccisa” e dopo 25 anni viene riaperto il caso sull’uccisione di Nada Cella. La Procura di Genova ha fatto sapere di avere nuovi e importanti elementi per tentare di arrivare ad una soluzione del caso. Si tratta di alcuni profili di DNA femminili e maschili, trovati sulla camicetta di Nada e sulla sedia dell’ufficio. Oltre a questo anche un’impronta papillare: “Saranno analizzati da speciali strumenti in dotazione alla polizia scientifica che speriamo ci possano permettere di arrivare ad avere un nome del sospettato”, ha spiegato il procuratore capo Francesco Cozzi.

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