Abrignani (Cts): “Terza dose può rendere immuni per 5-10 anni”

Sergio Abrignani, immunologo del Comitato tecnico scientifico (Cts), ha ribadito la necessità di somministrare alla popolazione la terza dose del vaccino contro il Covid-19, rivelando che essa potrebbe rendere immuni per 5 o addirittura 10 anni, a differenza di quanto avvenuto con le prime due. L’esperto, inoltre, è tornato a scagliarsi contro no vax e no Green Pass, ma ha escluso la possibilità che in Italia possa essere istituito un lockdown per non vaccinati come in Austria.

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Sergio Abrignani, membro del Cts – meteoweek.com

La terza dose è necessaria per la popolazione al fine di contrastare la pandemia di Covid-19, ma potrebbero non essercene altre. A rivelarlo, nel corso di una intervista rilasciata al Corriere della Sera, è stato Sergio Abrignani, immunologo del Comitato tecnico scientifico (Cts). “Non è una decisione straordinaria, nel mondo della vaccinologia la terza dose distanziata dalle prime due, per persone che non hanno mai visto un certo microrganismo, è la normalità. Il nostro sistema immunitario come in questo caso, può aver bisogno di questa stimolazione per innescare una memoria di lungo termine che consenta di fare altri richiami non prima di 5-10 anni”. Inoltre, il richiamo andrà fatto per il rinnovo del Green Pass, seppure quella non sia la motivazione principale. “Va fatta soprattutto perché garantisce l’innesco di una memoria immunologica più duratura e quindi una copertura più completa. Unita a mascherina e rispetto del distanziamento mitiga molto i rischi pur non annullandoli.

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Sergio Abrignani, ad ogni modo, è ottimista in merito all’andamento della curva epidemiologica. “I dati ci inducono a essere molto attenti ma non preoccupati. Molti Paesi europei hanno indicato l’Italia come esempio da seguire proprio grazie all’introduzione del Green pass in modo estensivo e alla velocità delle vaccinazioni. Prenda l’Austria, sta cercando di recuperare con il lockdown, il confinamento dei non vaccinati. È una misura radicale e importante che premia o condanna, non necessaria in Italia. Noi abbiamo applicato un buon compromesso, chi non accetta il vaccino se vuole partecipare alla vita sociale fa il tampone. Se avremo lo scudo del Green pass e faremo attenzione a non esporci a situazioni insicure, come frequentare luoghi chiusi affollati senza mascherina, sarà un inverno di relativa tranquillità nonostante la variante Delta sia molto più trasmissibile”.

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Il problema, tuttavia, è che qualcuno resta diffidente nei confronti del vaccino: “Ci sono persone bloccate da grandi paure, che per questo esitano e vanno comprese e aiutate. Più il tempo passa più sono solide le evidenze sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini. Le loro paure non hanno base scientifica, sono irrazionali e rischiano di fargli molto male. A 60 anni l’infezione da Sars-CoV-2 può portare alla morte nel 3-4% dei casi”. Nonostante ciò, ci sono anche no vax accaniti: “Lasciamo perdere. Hanno certezze paranoiche. Le storie sul microchip che ci verrebbe inoculato con i vaccini a mRna o dei metalli contenuti fra le sostanze inoculate o sulla morte del 10% dei vaccinati sono sciocchezze tali che non sono neanche da discutere”. Il Green Pass, in tal senso, è stato d’aiuto per incentivare la popolazione a vaccinarsi, ma l’esperto non lo estenderebbe: “Praticamente ormai è necessario mostrarlo sempre. Si potrebbe fare di più sul rigore con cui viene controllato”. Infine, sul vaccino ai bambini: “Spero sia presto disponibile. Va tolta al virus la libertà di circolare tra i piccoli che, pur non ammalandosi se non in forma lieve, sono un veicolo di trasmissione”, conclude Sergio Abrignani.

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