Adesso l’ipotesi di Draghi al Quirinale spaventa la maggioranza che teme elezioni anticipate

Nei giorni in cui all’interno del governo si manifesta insofferenza a causa della lentezza con cui si sta svolgendo la partita sulla legge di bilancio, in molti iniziano a chiedersi se una possibile salita di Draghi al Quirinale non provochi come diretta conseguenza delle elezioni anticipate che nessuno però sembra volere. 

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Come capita ogni anno, la Legge di Bilancio si trasforma nel più vero e autentico vero terreno di scontro della maggioranza di governo. In particolar modo poi, in un esecutivo di unità nazionale come questo, che racchiude al suo interno partiti con istanze e identità culturali diversissime tra loro. E si inizia a registrare adesso una certezza insofferenza riguardo alla lentezza con cui Palazzo Chigi sta portando avanti il confronto. Draghi dal canto suo ha sempre seguito di persona questi dossier, ed è proprio per questo che adesso la sua potenziale candidatura al Quirinale sembra preoccupare in molti all’interno del governo. La preoccupazione è che un suo possibile passaggio al Quirinale, creerebbe nei fatti un vuoto nella gestione dei fondi del Pnrr che potrebbe anche durare mesi, al di là di chi possa poi prenderne il posto a Palazzo Chigi. C’è anche un forte timore sul fatto che le conseguenti dimissioni di Draghi da premier potrebbero portare come diretta conseguenza ad elezioni anticipate. Un’ipotesi che nessuno all’interno della maggioranza di governo sembra realmente auspicare. E per capirne il motivo naturalmente, basta semplicemente guardare i sondaggi che seppur fallibili, continuano comunque ad attestare l’ascesa di Giorgia Meloni alla guida del paese. 

Salvini chiede a Draghi di uscire allo scoperto e svelare le sue ambizioni politiche future

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Salvini resta però il principale alleato di Fratelli d’Italia, e nemmeno lui sembra propenso a prendere in considerazione la possibilità di andare alle urne subito dopo le quirinarie. Il leader del Carroccio non ha mai messo un veto sulla candidatura di Draghi, ma al contempo non è mai sembrato nemmeno particolarmente entusiasta della prospettiva. Nel suo suo intervento dell’8 Novembre 2021 alla trasmissione Quarta Repubblica, ha però chiesto al premier di uscire allo scoperto:Non faccio il toto-Quirinale con tre mesi di anticipo, anche perché molto dipende dalle decisioni di Mario Draghi. Aspettiamo che ci dica che ambizioni ha e poi valuteremo”. Ha in seguito precisato che in ogni caso il centrodestra ha il dovere morale di valutare e proporre un suo candidato per le quirinarie, e non dovrà in alcun modo semplicemente accodarsi alle decisioni prese da altri. Se poi tra “gli altri” annoveri anche Giorgetti è un dubbio che probabilmente ci chiarirà lui stesso nei prossimi mesi. La frattura tra i due non sarà semplice da ricomporre perché si sono ormai fatti portavoce di due linee politiche diametralmente opposte: non sembrano più essere d’accordo nemmeno sulla collocazione europea della Lega, e questo dice tanto. 

Quirinarie, secondo Renzi Draghi può fare tutto

Matteo Renzi resta come sempre uno dei principali sponsor di Mario Draghi per qualunque carica egli si proponga di ricoprire. La stima del leader di Italia Viva verso l’attuale premier non sembra conoscere confini, al punto che secondo Renzi, Draghi “può fare tutto”. Non mancano poi riflessioni più squisitamente strategiche su come si svilupperà la partita delle Quirinarie. Per Renzi è chiaro che dipenderà tutto da chi e da come verrà gestita “la partita”. In tal senso, non ha poi mancato di auto-elogiarsi, essendo oggettivamente, il vero artefice dell’elezioni di Mattarella al Quirinale al quarto scrutinio. Partita oltretutto, che gli costò la rottura con Forza Italia. 

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Frattura ricomposta nel modo più amorevole possibile, considerato quanto si sta rivelando profonda l’alleanza stretta in Sicilia  che ha portato alla nascita di Forza Italia Viva. 

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