Cop 26, confermato mancato impegno delle nazioni sui combustibili fossili: ma nel 2030 le emissioni di gas serra saranno fuori controllo

È stata pubblicata la bozza dei lavori finali sulla Cop 26, in attesa che adesso venga analizzata dai singoli stati che potranno inserire le loro osservazioni prima dell’approvazione finale. Confermata l’indiscrezione che parlava dell’assenza di qualunque riferimento reale alla riduzione delle emissioni di gas serra. Ma a preoccupare davvero, è l’analisi sulle quantità delle future emissioni presentata dal progetto tedesco Climate Action Tracker, arrivato a Glasgow con il supporto del governo guidato da Angela Merkel. 

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Dopo le indiscrezioni circolate nella giornata di ieri, alla fine la bozza finale della Cop 26, che segna il termine dei lavori di mediazione tra le nazioni alle conferenze Onu sul clima di Glagsow, è stata pubblicata. Il passaggio successivo adesso, è quello dell’esame che ne faranno i singoli governi, che produrranno poi le loro osservazioni in merito per la ratifica finale. Diversi gli obiettivi che le nazioni partecipanti si sono posti, come ad esempio la riduzione della produzione di anidride carbonica del 45 per cento entro il 2030.  Viene poi nuovamente riaffermato “l’obiettivo globale di lungo termine di tenere l’aumento della temperatura globale media ben sotto 2 gradi dai livelli preindustriali, e di perseguire gli sforzi per limitare l’aumento di temperatura a 1,5 C dai livelli preindustriali”. Nel testo viene anche affermato che “l’impatto del cambiamento climatico sarà molto più basso con un aumento della temperatura a 1,5 C, riconoscendo che questo richiede azioni significative ed efficaci da tutte le parti in questo decennio critico, sulla base della miglior conoscenza scientifica disponibile”.

Cop 26, nessun accordo sulla riduzione del consumo di combustibili fossili

Barack Obama, invitato speciale alla Cop26 – Getty Images

Naturalmente il passaggio di questa bozza che farà discutere e non poco nei prossimi mesi, riguarda la questione dei combustibili fossili, una delle più grandi fonti di inquinamento al mondo, la prima che andrebbe ridimensionata il prima possibile.

Su questo però non si è evidentemente trovato alcun accordo reale, perché nel testo si spiega in modo sommario come la bozza “invita le parti a considerare ulteriori opportunità di ridurre le emissioni di gas serra che non sono anidride carbonica. Si chiede dunque alle nazioni “di accelerare l’eliminazione del carbone e dei sussidi ai combustibili fossili”, rimarcando, “l’importanza critica delle soluzioni basate sulla natura e degli approcci basati sugli ecosistemi, compreso proteggere e ripristinare le foreste, nel ridurre le emissioni e proteggere la biodiversità”. In parole povere: nulla è stato deciso a riguardo e nessuna mediazione ha avuto successo nel mettere per iscritto un impegno concreto a riguardo. E sono in molti adesso a sostenere che ciò si sia verificato a causa del forte ostruzionismo dell’Arabia Saudita, una delle nazioni più inquinanti al mondo a causa per il abnorme consumo di combustibili fossili. 

Nel documento vengono poi previsti dei nuovi fondi, che saranno stanziati entro il 2030 destinati ai paesi meno sviluppati economicamente. Risorse già previste dall’Accordo di Parigi, e che dovranno raggiungere entro il 2023 la cifra di 100 miliardi di dollari l’anno. Un altro aspetto indubbiamente interessante contenuto nel testo, riguarda il riconoscimento dell’importante e fondamentale “ruolo dei soggetti non statali, compresa la società civile, i popoli indigeni, i giovani e altri soggetti, nel contribuire ai progressi verso l’obiettivo della Convenzione (dell’Onu per i cambiamenti climatici, l’Unfccc, ndr) e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”.  In ragione di questo si invitano “le future presidenze delle Cop a organizzare piattaforme di discussione annuali fra le parti e i giovani” e a non trascurare “il ruolo importante che la conoscenza e l’esperienza dei popoli indigeni possono giocare nell’azione efficace sul cambiamento climatico, e sollecita le parti a coinvolgere attivamente i popoli indigeni nell’attuazione dell’azione climatica”.

Il nuovo studio sulle emissioni di gas serra presentato da Climate Action Tracker

In ogni caso, il dubbio che ci troviamo di fronte all’ennesimo fallimento sul clima da parte dei leader mondiali, è molto forte, e forse solo un eccessiva cautela ci spinge a non parlarne in termini di certezza. Dalla bozza infatti traspare chiaramente la vaghezza delle intese raggiunte, in un momento storico in cui sembrano però tutti ammettere, quantomeno a parole, quanto sia grave la situazione e urgente la questione.

A questo, hanno sicuramente contribuito i disastri e le anomalie climatiche che hanno colpito un po ‘tutto il mondo questa estate. E se i 49 gradi raggiunti a Floridia in Sicilia sono un segnale si preoccupante, ma che tutto sommato si può anche porre in linea con il clima dell’isola, diverso è stato invece il discorso per città come Vancouver in Canada, che hanno conosciuto aumenti della temperatura improvvisi e mai registrati prima: e difatti sono morte centinaia di eprsone a causa del caldo. C’è poi stato nella giornata di ieri un intervento molto significativo di Climate Action Tracker, un centro di analisi indipendente finanziato da due Ong tedesche, la Climate Analytics e NewClimate Institute, che, con il sostegno del governo, hanno mostrato al leader mondiali le loro previsioni elaborate sulla crescita esponenziale delle emissioni di gas serra. Queste infatti spiegano gli autori del rapporto, nel 2030 saranno circa il doppio di quelle che invece servirebbe per non superare la soglia critica: quel grado e mezzo centigrado della temperatura, riconosciuto ormai da anni come il vero obiettivo da perseguire. Lo studio è stato poi commentato dal presidente della Cop 26 Alok Sharma: “La scorsa settimana sono usciti diversi rapporti sul riscaldamento globale. È dimostrato che ci sono stati progressi, ma non sono sufficienti. Io posso dire che se guardiamo a dove eravamo diretti prima dell’Accordo di Parigi, erano 6 gradi. Dopo Parigi siamo scesi a 4 gradi. Ora i rapporti parlano di una cifra intorno ai 2 gradi. Questo non è buono abbastanza. Io dico che se vogliamo essere credibili a questa conferenza, dobbiamo puntare a 1,5 gradi. E per questo lavoreremo nei prossimi giorni”.

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Sharma ha poi concluso il suo intervento ricordando agli Stati quanto sia importante adesso rispettare e attuare un accordo firmato nella Cop 26 che si tenne a Madrid nel 2019. Il suo riferimento è al documento sottoscritto sul gender plan che chiedeva di eliminare le discriminazioni di genere presenti nei raggruppamenti politici che si occupano di cambiamento climatico: “Siamo impegnati a favorire in tutti i modi la partecipazione femminile e l’uguaglianza di genere”.

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