Ieri tornare alla Lira sembrava follia e oggi accettiamo monete basate su serie tv

MeteoWeek continua il suo Speciale Criptovalute. Stavolta vi parliamo delle vecchie Lire. E forse anche di quelle nuove. 

Il dibattito sul ritorno alla Lira ha tenuto banco per anni. Lega e Movimento 5 Stelle ne avevano fatto una veemente bandiera politica. Poi ovviamente aggiunti al Governo, il tutto si era stemperato in una molto pragmatica ragion di Stato e svanito nel nulla. Ma tutti ci ricordiamo bene gli attacchi anche decisi che riceveva chiunque osasse parlare di un ritorno alla Lira. Chi proponeva il ritorno alla Lira era trattato un po’ come un pazzo, un po’ come un eversivo e un po’ come un provocatore. Quel dibattito non esiste più poiché, come abbiamo detto le forze politiche che in qualche modo avevano interesse ad alimentarlo, adesso hanno l’interesse opposto: farsi riconoscere come parte integrante di un sistema di governo.

Vite parallele

Per un paradossale il gioco del destino, però, nel frattempo le criptovalute hanno preso sempre più piede. Nate come una sorta di gioco utopistico mirante alla creazione di moneta virtuale che non avesse bisogno di una banca centrale per essere riconosciuta, oggi sono diventate una realtà economica impressionante. Tanti circuiti di pagamento cominciano ad accettare il Bitcoin e proprio sul Bitcoin sono nati tanti ETF quotati regolarmente nelle borse di tutto il mondo. Ha fatto particolarmente scalpore l’ETF quotato sulla borsa americana perché nell’accettazione di questo fondo basato sul Bitcoin si è voluto simbolicamente vedere una sorta di accettazione del Bitcoin nel novero degli investimenti “normali”.

Ormai le criptovalute si sono diffuse in una maniera impressionante, tanto che il loro valore nel mondo è globalmente equivalente a 3.000 miliardi di dollari. Sono finite nei portafogli di tanti gestori istituzionali e la percezione diffusa e che ormai non si tratti più di un bizzarro esperimento di qualche utopista, ma di un investimento come tanti altri. Ieri vi parlavamo di questa nuova moda nata tra le città degli Stati Uniti di creare proprie criptovalute. La prima è stata Miami a creare una criptovaluta sua propria, ma oggi anche New York ne ha una. Non c stupirebbe molto se questa moda si estendesse pian piano ad altre città degli Stati Uniti e poi di tutto il mondo.

Sempre più reali

Se queste valute virtuali fossero un fenomeno circoscritto al folklore di internet ovviamente non ci sarebbe nulla da obiettare. Ma pian piano queste valute vengono trattate come valute tradizionali ed accettate in pagamento da un numero sempre maggiore di realtà economiche e di esercenti. Lo stato di El Salvador ha riconosciuto al Bitcoin lo status di valuta legale e in Brasile e Svizzera si discute se fare altrettanto. Insomma piano piano, realtà private e pubbliche stanno cominciando ad accettarle come valute vere e proprie con le quali si possono acquistare beni e servizi.

Ironia della Storia

E questo dimostra la grande ironia della Storia. Ieri si bollava come un pazzo chi proponeva il ritorno alla Lira. Domani probabilmente troveremo perfettamente normale vedere un ragazzo che va ad acquistare un pacchetto di sigarette pagandole con la valuta emessa dalla città di Roma o da quella di Bolzano. O magari troveremo perfettamente normale vedere qualcuno che va ad acquistare un bene pagandolo proprio con la vecchia Lira resuscitata in forma di criptovaluta e perciò ritenuta comunque sia accettabile.

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Ovviamente la nostra è una provocazione perché per quanto queste criptovalute possano entrare nei circuiti commerciali ed essere, alla fine, magari anche accettate dagli Stati, ciò non toglie che la valuta ufficiale in Europa rimanga l’Euro.

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Quello che vogliamo sottolineare è come l’impatto delle criptovalute abbia alterato in modo assai profondo ciò che ritenevano di sapere sulla moneta e forse anche sulla sovranità.

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