Ad inizio pandemia Bergamo autorizzò i funerali vietati, la mail incriminata: “Assoluta mancanza di sicurezza”

Ad inizio pandemia, il Comunque di Bergamo autorizzò i funerali vietati dal dpcm dell’8 marzo 2020. La mail incriminata: “Si ricorda che verranno accolti funerali, con presenza massima di 10 persone”. Avvocato Locati: “Assoluta mancanza di sicurezza”.

bergamo funerali vietati - meteoweek.com
Bergamo autorizzò i funerali vietati dal dpcm (foto di archivio) – meteoweek.com

Secondo quanto si apprende dall’AGI, da una corrispondenza risalente ai primi mesi del 2020, è emerso che in piena pandemia una funzionaria comunale di Bergamo scrisse alle agenzie di pompe funebri per far sì che le cerimonie (già proibite dal dpcm) continuassero a svolgersi. Fatto, questo, che sarebbe documentato soprattutto da una email in particolare, ma che l’amministrazione – guidata dal sindaco Giorgio Gori – nega e addita come mal interpretato.

“Costretti a lavorare in situazioni di assoluta mancanza di sicurezza”

“La presente per comunicarvi che domenica 15 marzo i cimiteri cittadini rimarranno aperti solo per garantire sia il ricevimento delle salme da collocare temporaneamente in camera mortuaria/chiesa di Ognissanti, in attesa di cremazione, sia per l’esecuzione di funerali, mediante tumulazione o inumazione. Si ricorda che verranno accolti funerali, con presenza massima di 10 persone“. Questo è il contenuto della comunicazione inviata per email alle pompe funebri di Bergamo – un testo che è stato firmato dalla rappresentante della Direzione Concessioni e Servizi Cimiteriali.

Più nello specifico, il 12 marzo 2020 (in quello che è stato tra l’altro il picco più violento del contagio nel nostro Paese), la funzionaria del Comune di Bergamo Valentina Nembrini ha indirizzato tale comunicazione ai rappresentanti di otto agenzie delle pompe funebri. Alla luce di ciò, veniva loro “autorizzata” l’accoglienza nei cimiteri cittadini funerali di una “presenza massima di 10 persone”. Una disposizione, questa, che risulta essere non conforme  al dpcm dell’8 marzo 2020, con il quale si prescriveva la sospensione di tutte “le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelli funebri”.

Tale corrispondenza, si apprende sempre dall’AGI, verrà ora depositata dai legali dei familiari delle vittime nella causa civile in corso davanti al Tribunale di Roma. Ma per l’amministrazione si tratta di un fraintendimento, di uno scorretto “uso lessicale” e di un fatto – lo svolgimento dei funerali nonostante il divieto prescritto dal dpcm – mai accaduto.  “Non intendevamo funerali, ma semplicemente l’accompagnamento del morto alla tumulazione da parte dei familiari. Non un rito, non un funerale, al massimo c’era un prete che recitava una breve preghiera”, ha infatti spiegato l’entourage del sindaco Giorgio Gori. E dal Comune di Bergamo viene assicurato che nella pratica il dpcm non venne mai violato.

LEGGI ANCHE: Svuotano il conto corrente di un 60enne con una truffa via email: due denunciati

Dalla corrispondenza analizzata dalle autorità, emerge inoltre come tale decisione del Comune abbia avuto seri impatti anche sulle stesse agenzie funebri. In data 14 marzo 2020, infatti, alcune agenzie avevano chiesto alla Regione Lombardia e alla Protezione Civile “dei dispositivi di protezione individuale in quanto le scorte sono ormai terminate e i fornitori non possono rifornirci in quanto la nostra categoria di pompe funebri è rimasta esclusa dal dpcm”. Una richiesta che era arrivata a seguito delle conseguenze dei contagi: “alcune delle imprese hanno già chiuso perché sono tutti malati”, si legge nella email, tanto che “la categoria è allo stremo perché i decessi sono impossibili da gestire”. Per questo era stata proposta “l’autorizzazione al trasporto massivo delle salme fino a un massimo di 4 alla volta” – non accolta dalle istituzioni.

LEGGI ANCHE: Maltrattamenti, botte e minacce di morte alla compagna: arrestato 28enne

Secondo quanto spiegato all’AGI dall’avvocato Consuelo Locati, che guida il team legale nella causa civile contro Governo e Regione Lombardia, “limitare al minimo la presenza a un numero massimo di 3-5 persone avrebbe potuto soddisfare le esigenze di sicurezza e la possibilità di un estremo saluto. Soprattutto a Bergamo, dopo le campagne volte a sostenere che il Covid era poco più di una banale influenza e che la città non si sarebbe dovuta fermare. Quanto ai documenti sulle pompe funebri, emerge la disperazione che hanno vissuto gli operatori in quei giorni, costretti a lavorare in situazioni di assoluta mancanza di sicurezza per loro e per gli altri”.

Impostazioni privacy