Delitto Meredith, Rudy Guede: «Le mie mani insanguinate? Cercavo di salvarla. Amanda sa la verità»

Rudy Guede, dopo essere uscito dal carcere, ha rilasciato un’intervista al Sun in cui ha detto la sua versione su quanto accaduto

Rudy Guede-Meteoweek.com

Dopo 13 anni di carcere, Rudy Guede, condannato per il delitto di Meredith Kercher, è tornato libero. Al The Sun, Guede ha voluto raccontare la propria versione. «Avevo le mani insanguinate perché ho cercato di salvarla, non di ucciderla. Io so la verità» e ha affermato che a saperla è anche Amanda Knox. «La prima cosa che voglio dire, è rivolta alla famiglia Kercher, su quanto sia dispiaciuto per la loro perdita. Ho scritto loro una lettera per spiegare quanto sia dispiaciuto, ma è troppo tardi per chiedere scusa di non aver fatto abbastanza per salvare Meredith. Il tribunale ha accettato il fatto che ho cercato di salvarla tamponando le ferite con degli asciugamani», ha detto ancora Guede al noto quotidiano inglese.

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«Il tribunale mi ha condannato per complicità nell’omicidio perché c’era lì il mio Dna, ma i documenti (processuali) dicono che vi erano altre persone e che non sono stato io a infliggere le ferite fatali», ha proseguito Guede. Gli viene poi chiesto se il riferimento è ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito, entrambi assolti, e lui ha detto:«Voglio dire solo che lei dovrebbe leggere i documenti».

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«Come ho già detto, (i documenti) affermano che c’erano altri e che non ho inflitto le ferite. Io so la verità e anche lei la sa», ha poi detto, facendo riferimento ad Amanda. Guede è l’unico che finora ha subìto una condanna per il delitto della studentessa inglese, occorso a Perugia nel 2007.

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Nel frattempo, il fratello di Meredith, Lyle, ha fatto un breve commento sulla scarcerazione di Guede. «Sapevamo che questo giorno sarebbe venuto, ma il fatto che sia arrivato all’improvviso e senza che fossimo avvertiti ci ha colto alla sprovvista», ha chiosato.

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