Emanuela Orlandi, il Vaticano promise di rivelare dov’era il corpo

Nuove informazioni sul caso di Emanuela Orlandi: il Vaticano promise di rivelare dov’era il corpo della giovane.

Nella primavera del 2012 due emissari di Papa Ratzinger diedero la disponibilità del Vaticano a far ritrovare alla famiglia Orlandi il corpo di Emanuela, svanita nel nulla nel 1983, in cambio di un aiuto da parte della magistratura italiana a liberare la Chiesa dall’imbarazzo che aveva creato la scoperta della tomba del boss della Banda della Magliana, «Renatino» De Pedis, nella basilica di Sant’Apollinare.

Emanuela Orlando, svolta sul caso a distanza di 38 anni dalla scomparsa

Fu l’inizio di una trattativa che inspiegabilmente si arenò, mentre la Procura di Roma decideva l’archiviazione del caso che tra oscuri ricatti aveva coinvolto il segretario di Stato, cardinale Agostino Casaroli, la Banca Vaticana guidata dal monsignor Paul Marcinkus, ed esponenti della potente organizzazione criminale della capitale. E’ stato rivelato nella puntata di Atlantide dall’ex procuratore Giancarlo Capaldo, all’epoca titolare dell’inchiesta, in una intervista esclusiva alla presenza di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, e dell’avvocatessa della famiglia, Laura Sgrò.

Leggi anche -> Berlusconi:«Risparmio e finanza fattori sviluppo Italia, Pnrr porti a solida ripresa»

Non solo, Capaldo si è detto pronto a svelare i nomi dei due emissari se verrà interrogato dalla magistratura vaticana o italiana. In modo indiretto ha raccontato che di quell’inizio di trattativa furono testimoni «altre persone» e di quei colloqui esisterebbe addirittura una registrazione. Insomma, a 38 anni dalla scomparsa della ragazza, ecco una svolta clamorosa che potrebbe portare alla riapertura delle indagini, visto che l’avvocatessa Sgrò ha chiesto formalmente alla magistratura vaticana e al Csm di ascoltare Capaldo.

Leggi anche -> Giovane 39enne non vaccinato muore di Covid: la rabbia degli amici

Tutto comincia nel 2012, sotto il papato di Benedetto XVI, con una segnalazione anonima che fa scoprire nella basilica di Sant’Apollinare, una tomba in cui è sepolto «Renatino» De Pedis, boss della Banda della Magliana che aveva trasformato l’organizzazione in un servizio a disposizione dei poteri oscuri della politica, della finanza e della Chiesa e nel 1990 era stato ucciso da un killer in una stradina di Campo de’ Fiori. «A quel punto chiedono di conferire con me due personaggi del Vaticano, per chiedere la riesumazione del corpo di De Pedis ed eliminare dalla basilica un cadavere troppo ingombrante», racconta Capaldo gettando discredito sulla Chiesa.

Gli emissari, continua Capaldo, «si riservarono di sentire alcune persone più in alto nella gerarchia e di darmi una risposta. La risposta avvenne qualche settimana dopo e fu positiva. La disponibilità era quella di mettere a disposizione ogni loro conoscenza e indicazione per arrivare a questa conclusione». Ma ad un passo dalla possibile soluzione del giallo di Emanuela, accadono due eventi: «Io termino la mia reggenza perché a capo della Procura viene nominato Giuseppe Pignatone e dall’altra parte in Vaticano si iniziano una serie di grandi manovre o di scontri sotterranei, intorno a Papa Ratzinger. E sappiamo poi che Papa Ratzinger da lì a un anno si dimetterà». Ma chi erano i due emissari del Papa? Capaldo su questo è rigido ma va oltre: «Se fossi convocato nell’ambito di un’attività giudiziaria seria direi chi sono queste persone, se erano presenti altri oltre a me e a queste due persone e se il colloquio è stato registrato. A queste tre domande io risponderò soltanto a chi ha il titolo per chiedermelo».

Impostazioni privacy