Delitto Ciatti, il papà: «Mattarella unica speranza per me e la mia famiglia»

Dopo la scarcerazione di uno dei presunti assassini del figlio, il padre di Niccolò Ciatti fa un appello al Capo di Stato

Niccolò Ciatti-Meteoweek.com

La prima udienza del processo era prevista per il 18 gennaio 2022, ma la Corte di Assise romana ha ordinato la scarcerazione di Rassoul Bissoultanov, uno dei due presunti killer di Niccolò Ciatti, 22enne pestato e ucciso l’11 agosto 2017 in una discoteca di Llort de Mar in Spagna. Bissoultanov, ceceno, è un 28enne atleta di lotta libera. Secondo gli inquirenti fu lui a colpire mortalmente Ciatti con un calcio alla testa.

A quanto pare, la sua scarcerazione sarebbe legata a un errore di procedibilità nei confronti dell’imputato, poiché non era sul nostro territorio quando è stato arrestato. Il padre di Ciatti, indignato, ha annunciato che scriverà una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere aiuto.

«Gli scriverò come se fosse un amico carissimo, chiedendogli scusa per queste confidenze. Perché lui conosce il dolore devastante di una famiglia colpita da un omicidio. Gli dirò che per un vizio di forma non si può lasciare libero un assassino perché ciò che conta è la sostanza. Quel lottatore ceceno ha ucciso mio figlio e non ci sono dubbi. Chiederò in ginocchio al presidente d’impegnarsi perché quell’imputato non scappi e lo implorerò di fare tutto quello che è possibile per non farlo fuggire. ‘Lei, signor presidente che stimo profondamente, è l’unica speranza per me e per la mia famiglia‘, scriverò nella lettera»,  commenta Luigi Ciatti, padre di Niccolò, in un colloquio con Il Corriere della Sera.

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«Davanti alla tomba di Niccolò, ho fatto una promessa solenne. Voglio che mio figlio abbia giustizia. All’inizio credevo che non fosse così difficile averla questa giustizia così lontana. Pensavo che ai giudici fosse stato sufficiente vedere il video, nel quale mio figlio viene massacrato dai ceceni e finito con un tremenda pedata alla tempia da Bissoultanov, per andare a processo e pronunciare una giusta sentenza. E invece no», continua ancora il papà del giovane ucciso.

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«La freddezza e la volontarietà del delitto escludono ogni pietà. Il perdono stavolta non è umanamente ammissibile. E questo vale sia per Bissoultanov che per gli altri due aggressori», chiosa Luigi Ciatti.

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