Test rapido positivo: cosa fare, quarantena, contatti stretti

Nel corso delle festività, con la crescita delle interazioni sociali è aumentato anche il numero dei tamponi: oltre 100mila al giorno i test positivi

Tampone Covid-Meteoweek.com

Sono milioni le persone che durante queste festività hanno “invaso” le farmacie di tutta Italia o i laboratori privati per effettuare il tampone. L’aumento delle interazioni sociali ha fatto sì che gli italiani scegliessero di incontrarsi in relativa sicurezza. La variante Omicron e il calo della protezione dei vaccini dopo pochi mesi ha contribuito a far aumentare il numero di positivi in modo vertiginoso.

Tampone positivo: cosa fare

Nel caso in cui si esegua un tampone rapido e questo risulti positivo, la prima azione da fare è quella di contattare per telefono il proprio medico e prenotare un tampone molecolare. Finché non arrivi l’esito di quest’ultimo, la persona deve mettersi in quarantena nella propria abitazione. Dato che questo periodo è riconosciuto come malattia, è possibile farsi fare un certificato di assenza da lavoro dal proprio medico di base. L’ultimo decreto legge approvato dal governo, che sarà valido dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, prevede che, in caso di contatti con positivi, si tengano determinati comportamenti a seconda della propria copertura vaccinale. L’isolamento non scatta per chi ha avuto contatti con persone positive al Covid nei 4 mesi dal completamento del ciclo di vaccini o da quando si è guariti, nonché dopo aver fatto il booster.

Per dieci giorni dopo l’ultimo contatto con una persona che è risultata positiva al test del Coronavirus, «ai suddetti soggetti è fatto obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 e di effettuare, solo se sintomatici, un test antigenico rapido o molecolare al quinto giorno successivo all’ultima esposizione al caso». Per i soggetti non vaccinati o vaccinati da oltre 120 giorni, la quarantena, in caso di contatto con positivo, è di 10 giorni. Il Ministero della Salute, a tal proposito, chiarisce:«le persone asintomatiche risultate positive alla ricerca di SARS-CoV-2 possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni a partire dalla data di prelievo del tampone risultato positivo, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare o antigenico con esito negativo». 

Per quanto concerne le persone che invece hanno dei sintomi, «possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi accompagnato da un test molecolare o antigenico con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (non considerando le alterazioni dell’olfatto e del gusto). In caso di riscontro di ulteriore positività al test diagnostico eseguito dopo 10 giorni dalla comparsa dei sintomi o dal tampone risultato positivo negli asintomatici, è consigliabile ripetere il test dopo 7 giorni (17° giorno)».

Leggi anche:—>Montagna: muore durante escursione in Passo della Fortuna, corpo trovato da escursionisti

L’isolamento di coloro che hanno fatto il booster dipende da se si è asintomaci o meno. Se si risulta positivi ma senza sintomi, la quarantena si può ridurre da 10 a 7 giorni se la persona è sempre stata asintomatica o lo è da almeno tre giorni.

Leggi anche:—>Ha un incidente in monopattino, finisce in coma e si risveglia:«Mi è apparso Simoncelli, ecco cosa mi ha detto»

Dopo questo periodo, bisogna comunque fare un tampone molecolare o antigenico negativo. I sintomatici positivi invece possono uscire dopo una quarantena di dieci giorni da quando sono cominciati i sintomi con tampone molecolare o antigenico negativo effettuato almeno dopo tre giorni senza avere nessun sintomo. Se il tampone è positivo si può finire la quarantena dopo 21 giorni, sempre che negli ultimi sette non si siano manifestati sintomi. E se dopo 21 giorni si è ancora positivi, si può terminare la quarantena ma solo con l’autorizzazione del Dipartimento di Prevenzione o del medico di base.

Impostazioni privacy