L’unità impossibile del centrodestra: ma che regali al PD!

I sondaggi dell’ultimo mese sono tutti concordi sull’indicare il Partito Democratico in testa: il merito è anche (o del tutto) del centrodestra.

Salvini e Meloni, due delle tre anime del centrodestra
Salvini e Meloni, due delle tre anime del centrodestra

Chi si sarebbe immaginato il PD in testa a tutti i sondaggi politici anche solo qualche mese fa? All’inizio di settembre la battaglia per il titolo di primo partito nelle intenzioni di voto degli italiani era tutta tra Lega e Fratelli d’Italia, con il partito di Giorgia Meloni che sembrava essere arrivato al termine di una entusiasmante volata che l’aveva portata a superare il 20%.  Eravamo alle porte delle elezioni amministrative nelle più importanti città d’Italia, ed il pensiero di molti addetti ai lavori era rivolto alla tenuta di governo: in caso di trionfo del centrodestra alle amministrative, per quale motivo Lega e Fratelli d’Italia non dovrebbero pensare al governo del paese? Magari insieme a Forza Italia, per realizzare quell’unità di centrodestra che tutti invocano ma che nessuno realizza.

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Il risultato delle amministrative, al netto delle dichiarazioni di facciata, ha rappresentato per il centrodestra una sconfitta abbastanza pesante. Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna sono andate tutte al centrosinistra, in coalizioni più o meno ampie, con o senza Movimento 5 Stelle.  Un ko che non poteva non avere conseguenze, e che ha avuto delle precise responsabilità. A partire dalla scelta dei candidati, tardiva e divisa tra le varie anime della destra con un metodo più ispirato a quello del “manuale Cencelli” che ad un logico lavoro sui territori.

Silvio Berlusconi: il leader di FI spinge per federare il centrodestra. Almeno a parole
Silvio Berlusconi: il leader di FI spinge per federare il centrodestra. Almeno a parole

Un approccio che ha portato a candidature surreali, come quella di Bernardo a Milano (asfaltato da Beppe Sala al primo turno) e di Michetti a Roma, quasi doppiato al ballottaggio da Gualtieri. Due sconfitte pesanti, che hanno evidenziato un pressapochismo imbarazzante da parte di chi, tecnicamente, avrebbe i numeri per governare il paese. Ma è possibile che partiti grandi e strutturati come Lega e Fratelli d’Italia siano in realtà così fragili? No, non è possibile.

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Il problema è un altro, e riguarda tutto il centrodestra. La sfida per la leadership tra Salvini e Meloni, la divisione del fronte di centrodestra spalmato tra maggioranza ed opposizione, la posizione a volte ambigua di Forza Italia e di Silvio Berlusconi rendono l’ipotesi di una reale unità del centrodestra più un’ipotesi che un reale progetto su cui lavorare. Personalismi inaccettabili, visto che l’elettorato rappresenta ad oggi la maggioranza del paese, e meriterebbe un progetto politico più concreto e forse responsabile.  Una “gara interna” che, come sempre accade, va a favorire i rivali: vedere il PD di Enrico Letta in testa ai sondaggi è incredibile, se si pensa alle difficoltà nelle quali i Dem stavano quasi affondando fino a sei mesi fa. Eppure Letta ha dovuto semplicemente stare fermo: a spingere in alto il suo partito ci hanno pensato (e continuano a farlo) Meloni e Salvini.

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