Se vivo in un’isola minore e non sono vaccinato, posso prendere un traghetto per vedere un mio familiare che sta morendo?

La situazione nelle isole minori per i non vaccinati non è semplice: il governo ha stabilito che non possono lasciare il luogo in cui vivono se non per motivi di salute o di istruzione. 

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A fine dicembre, molti abitanti delle isole minori italiane sono andati nel panico. Il decreto ministeriale che introduce a partire dal 10 gennaio il super green pass anche per i mezzi di trasporto, ha infatti prodotto alcune conseguenze che per la maggior parte degli italiani non risultano visibili. La più eclatante riguarda il “confinamento” che di fatto il governo aveva stabilito per tutti i non vaccinati che vivono nelle isole minori e maggiori, e che ha corretto alcuni giorni dopo varando una specifica deroga, dopo la protesta furiosa di alcune associazioni tra cui l’Ancim.  

La circolare pubblicata dal Ministero della Salute però, più che una deroga va invece intesa come un semplice rinvio fino alla data del 10 febbraio.  Ai non vaccinati viene infatti concesso di poter continuare a utilizzare i trasporti e di spostarsi per motivi di salute e di istruzione anche senza green pass fino a quella data. Non è chiaro cosa accadrà dopo, e se la comunicazione del Ministero va intesa in tal senso come un semplice differimento con cui si invitano gli isolani a mettersi in regola. Il caos naturalmente è scoppiato subito, perchè per molte isole minori in Italia, come ad esempio le Isole Eolie al largo della Sicilia, i trasporti sono essenziali. In primo luogo perché accade di frequente che gli isolani si alternino tra la vita sulla terraferma e quella sulle isole minori. In secondo luogo perché si pretende qualcosa dai non vaccinati che nei fatti lede i loro diritti costituzionali.

Che cosa è concesso fare in questo momento a un abitante delle isole minori non vaccinato in situazioni di emergenza? Se ad esempio un mio familiare che vive in Italia d’improvviso si sente male e versa in condizioni critiche, sono libero di prendere un aliscafo e andare a trovarlo? 

No, secondo quanto disposto dal Ministero. Il differimento prevede infatti che per motivi di salute o di istruzione io posso prendere l’aliscafo anche senza green pass. Ma la visita a un familiare che versa in condizioni tragiche non rientra in questa esenzione, in quanto sono consentiti per gli spostamenti solo motivi di salute personali o di istruzione.  

Una norma dunque che diventa abbastanza crudele osservandola da questa angolazione. Anche perché questa non è più un’ipotesi, ma un fatto storico, qualcosa che in questi giorni è già successo.

Una persona che vive in una delle isole minori italiane, che in questo articolo mi limiterò a chiamare B.R, mi ha raccontato tante cose. Tra queste, la storia di un suo conoscente che, al momento dell’entrata in vigore del Super Green Pass per i trasporti, è andato immediatamente nel panico. Un suo familiare infatti in quel momento si trovava ricoverato in un ospedale italiano in condizioni di salute molto preoccupanti. Già da giorni l’uomo pensava di raggiungerlo per stargli vicino, non fosse che il decreto governativo, perché naturalmente parliamo di una persona che ha deciso di non vaccinarsi, glielo ha nei fatti impedito.

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A quel punto B.R ha deciso di accompagnare il suo amico dalle forze dell’ordine del luogo per capire cosa fare. E hanno scoperto due cose. In primo luogo che era tutto vero, il Ministero con queste nuova circolare vieta nei fatti ai non vaccinati di lasciare l’isola in cui vivono anche nel caso in cui debbano raggiungere un loro familiare che versa in condizioni critiche. Le stesse forze dell’ordine hanno però spiegato all’uomo che, dato che queste disposizioni emergenziali rappresentano un unicum nella storia del diritto costituzionale italiano, e forse del diritto liberal-democratico in generale, in teoria nessuno può impedirgli di prendere un traghetto per andare a raggiungere la persona a lui cara.

Che significa? Che il Ministero vieta ai non vaccinati di lasciare l’isola in cui vivono anche nel caso in cui debbano raggiungere un familiare in difficoltà, ma non vi sono per il momento conseguenze penali per chi lo fa. Si va incontro una multa. O quantomeno questo è quello che suppongono le caserme, in quanto, mi spiega B.R, anche loro non sanno come comportarsi nell’applicazione di queste disposizioni. 

Che senso ha questo divieto? Ci troviamo di fronte all’ennesima decisione del governo che nasce in primo luogo per incentivare tutti a vaccinarsi? Fino a che punto è lecito inseguire questa strategia a discapito dei non vaccinati? Perchè non è stata prevista una deroga anche per queste situazioni? Che differenza c’è in questo momento tra un vaccinato a cui è concesso raggiungere i familiari fuori dalla sua isola, da un non vaccinato disposto a farsi un tampone per fare lo stesso viaggio al fine di non mettere in pericolo la salute della comunità? 

Il governo sembra quasi ossessionato in questo momento dall’allargare il più possibile la platea dei vaccinati nel nostro paese, tanto da non fare caso alle innumerevoli violazioni dei diritti umani che si stanno attuando nei confronti dei non vaccinati. Mettere una legge che impedisce a chi non si è sottoposto al vaccino di raggiungere un familiare in difficoltà, laddove non sussistano evidenti ragioni di sicurezza pubblica che giustifichino il divieto, è un qualcosa che il diritto democratico di certo non prevede. 

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La comunità scientifica ci spiega che basta un tampone per garantire la sicurezza delle persone che abbiamo intorno, e che anche i vaccinati dovrebbero farlo spesso, in quanto contagiano anche loro. Ma per il Ministero, che pure avrebbe avuto dopo le proteste il tempo di correggersi e riflettere su queste situazioni, si tratta di una conseguenza accettabile.

E ci restituisce per l’ennesima volta l’immagine di un governo disposto a fare qualunque cosa pur di vincere questa guerra contro il virus. 

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