Un rapper di troppe parole dietro la sparatoria di Milano

il mondo dei rapper che si unisce con quello dei ganster, tra droga e voglia di dominare il territorio di Milano sembra avere ispirato la sparatoria dello scorso 8 gennaio nel quartiere San Siro

Il luogo della sparatoria dell’8 gennaio a Milano

La canzone di un rapper, o meglio, le parole contenute in una sua canzone dietro a una sparatoria. Un po’ come nella lotta tra east coast e west coast statunitense. Ma all’italiana. E con, per fortuna, tutti i limiti degli italiani. Che non fanno troppo caso ai “dissing”, le offese e pensano solo ai soldi. È un po’ come vivere la versione tricolore del confronto finito nel sangue tra The Notorious B.I.G. e Tupac Shakur nel leggere le motivazioni della magistratura di Milano che ricostruisce la sparatoria che c’è stata nel capoluogo lombardo lo scorso otto gennaio.

Ma veniamo ai fatti. In piazza Monte Falterona, nel quartiere San Siro a Milano, un egiziano di 26 anni, Abdel Karim, rapper noto col nome di “24K”, è rimasto ferito dopo essere stato raggiunto da una serie di colpi di pistola. Il colpevole per l’indagine del gip milanese Chiara Valori è Carlo Testa, pregiudicato per traffico di stupefacenti.

Una canzone con tanto di nome e cognome alla base del dramma

Rondo da Sosa, rapper da due milioni di stream su Spotify

Testa è stato arrestato sulla base delle parole della stessa vittima, che in delle intercettazioni avrebbe indicato lo spacciatore come responsabile della sparatoria e che il mandante della spedizione punitiva potrebbe essere un altro rapper milanese noto nell’ambiente come ‘Rondo da Sosa‘, «per questioni – dice l’egiziano legate all’ottenimento di contratti musicali. Quella era un’esecuzione, una vera e propria esecuzione, hanno cercato di centrarmi più volte».

Intanto emerge dalla Rete come causa una canzone di Karim che recita «Testa calda come Carlo Testa/Non fare troppo il gangsta/finisci con tre buchi in testa». È stato probabilmente la goccia che ha fatto scattare in Testa la voglia di farlo fuori.

 

 

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Insomma, musica e droga che nuovamente si intrecciano attraverso il rap, che avrebbe offeso una delle due parti. È un’immersione in un passato tutto americano che in Italia, dove per fortuna non ci è scappato il morto, fa alquanto sorridere.

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Le indagini continueranno nei prossimi giorni e non sono esclusi nuovi arresti all’interno di un mondo che resta un mistero per chi non conosce o ha mai studiato cosa c’è dietro il linguaggio libero, allo stesso tempo caustico dal rap.

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