Lega: Giorgetti vuole lasciare il governo, Salvini in cerca di consenso

Aria pesante nel partito ma per ora la Lega rimane in maggioranza. Salvini cerca i responsabili del fallimento della partita al Quirinale

La Lega appare in grave difficoltà dopo le problematiche emerse con la mancata elezione di un Presidente della Repubblica che fosse espressione del centrodestra e in particolare gradito al Carroccio. Non solo per i sondaggi che la vedono in continua discesa dal quel roboante 34% e che adesso la danno a metà di quello straordinario risultato raggiunto, oggi il suo segretario appare un leader ridimensionato e la sua guida all’interno della coalizione è messa in discussione.

Durante il Consiglio federale svoltosi oggi, la Lega mette in dubbio anche la sua presenza all’interno dell’esecutivo, con Giancarlo Giorgetti che ha spesso minacciato le dimissioni dopo la rielezioni di Sergio Mattarella al Colle. Matteo Salvini prova a giustificare le scelte compiute in quel passaggio, affermando di avere dovuto “decidere da solo in pochi minuti. Sono il leader e devo prendermi le responsabilità. È stata la soluzione migliore, Mattarella non è contrario al nostro progetto sull’autonomia“. E continua “Draghi non poteva essere il nostro presidente. Non è amato e non solo all’interno della Lega. Deve rimanere a palazzo Chigi“.

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Matteo Salvini circondato dai giornalisti al termine del Consiglio federale della Lega

LE PREOCCUPAZIONI DI GIORGETTI

Il ministro dello Sviluppo in quota Lega rimane al suo posto, almeno per ora. “Con questa maggioranza così larga non sarà facile la navigazione fino al 2023. E non sarà facile neanche per la Lega portare a casa dei risultati” ha detto Giorgetti. “Ma anche dal punto di vista mediatico abbiamo tutti gli occhi addosso e il Pd e M5s contro“. Giorgetti teme che le prossime tornate elettorali possano essere problematiche per il partito e la presenza dentro il Governo Draghi accentua la perdita di consensi. La decisione di riconfermare Sergio Mattarella sarà causa di un ulteriore calo di voti.

Ma Salvini è di diverso avviso: “Sarebbe folle staccarsi ora che per tenere unita la maggioranza abbiamo dovuto scegliere Mattarella ma  dobbiamo avanzare tutti insieme le nostre proposte e farci sentire. Questa volta non accetteremo dei no” ha risposto l’ex-ministro dell’Interno.

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SALVINI PROVA IL RILANCIO

Dalla riunione dei vertici della Lega di questa mattina, la leadership del partito non è stata messa ufficialmente in discussione, ma nel tentativo di dare nuovo slancio al partito, Salvini ha chiesto a governatori e amministratori locali di fare uno sforzo comunicativo e ha elencato una serie di proposte in ottica di campagna elettorale: “No a nuove tasse sulla casa e alla riforma del catasto, no a nuove restrizioni e – sostiene il segretario – nessuna differenziazione tra bimbi vaccinati e non vaccinati, sì a un decreto urgente per aiutare famiglie e imprese col pagamento delle bollette di luce e gas, sì a un impegno più concreto per la difesa dei confini e la lotta all’immigrazione clandestina“. Altro stop è quello della richiesta di dimissioni della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e del ministro della Salute Roberto Speranza, vero tormentone degli ultimi mesi.

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Giovanni Toti

ALLA RICERCA DEI COLPEVOLI

Salvini ha individuato, secondo la sua visione, i veri responsabili del disastro nella partita del Colle. Secondo il segretario  sono mancati alcuni pezzi della coalizione durante il voto per la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il primo colpevole è il governatore della Liguria Giovanni Toti, capo di Cambiamo! con cui invece Giorgia Meloni vorrebbe costruire le fondamenta del nuovo centrodestra. “Noi andiamo avanti con la federazione del centrodestra con chi ci sta. Io ho aperto un’istruttoria. Vogliamo un progetto inclusivo, ma se Giorgia Meloni continua ad attaccarci noi risponderemo. E sarà sempre più isolata” afferma.

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Noi abbiamo una nostra storia, una cultura e un’identità diversa” da Fratelli Italia, dice Salvini. “Parliamo di flat tax, di immigrazione, dei bisogni della gente. Fate vedere quali sono le differenze“. Alla fine dell’assemblea, il Consiglio federale della Lega ha rinnovato la fiducia nel suo segretario.

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