Sanremo, parroco migranti difende Achille Lauro: nessuna blasfemia

Polemiche per il “battesimo” inscenato da Achille Lauro sul palco dell’Ariston. Ma un prete lo difende e dice no all’indignazione a comando.

“Ma è possibile che tutta la cattolicità vi viene fuori quando canta Achille Lauro? Scandalizzatevi per altro e fatevela una risata ogni tanto!”. Così si è espresso Carmelo La Magra, ex parroco di Lampedusa, commentando sui social le polemiche dopo l’ultima provocazione di Achille Lauro a Sanremo. E all’Adnkronos aggiunge: “Non vedo alcun messaggio blasfemo in quello che ha fatto. Forse è il segno che la nostra cultura è talmente pervasa dalla fede cristiana che non riusciamo a non declinare i messaggi che vogliamo dare se non attraverso i segni della fede. Così il battesimo per tutti è il segno di rinascita”.

Indignazione a comando verso Achille Lauro

Carmelo La Magra, ex parroco di Lampedusa e difensore di Achille Lauro – Meteoweek

Davanti a quella che definisce una “indignazione a comando” (“Si poteva stare davanti la tv e fare il conto alla rovescia per vedere quanti avrebbero risposto all’esibizione di Achille Lauro”), l’ex parroco di Lampedusa ammonisce: “Alla fine tutti coloro che lo contestano non stanno facendo altro che diffondere il suo messaggio, pubblicizzare la sua performance”.

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Il sacerdote trova “un’esagerazione” anche la posizione dei Papaboys che difendono Achille Lauro (“E’ più evangelizzatore dei nostri preti di oggi”). “Il suo scopo non è evangelizzare – spiega don Carmelo –. È un artista che nella musica e con le sue esibizioni comunica messaggi che possono essere condivisibili o meno, ma non hanno certo lo scopo di essere blasfemi”.

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Per il parroco dei migranti, che oggi guida la comunità di ecclesiale di Racalmuto (Agrigento), “come cristiani dovremmo indignarci per cose ben più gravi”. “È più sacrilego avere le doppie vite, non occuparsi chi ha bisogno e poi manifestare esteriormente la propria fede, essere ipocriti. È sacrilego giudicare gli altri. Insomma ce ne sarebbero di cose su cui indignarci”. Non ultimo tra i sacrilegi è il trattamento riservato ai migranti: “Quello per chi è credente è un sacrilegio che si consuma sulla carne di Cristo, come ci ricorda Papa Francesco…  La verità è che ci facciamo forti davanti a una canzone e quando siamo chiamati a fare scelte serie ci tiriamo indietro”, conclude don Carmelo La Magra.

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