Patrick Zaki: “Grazie Bologna e Università: non mi avete mai lasciato solo”

Sono le parole dello studente egiziano intervenuto in videocollegamento all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università felsinea.

“Se l’Università avesse preso un’altra decisione sul mio caso, nessuno l’avrebbe biasimata. Ma l’università ha scelto di stare al mio fianco, di combattere per la libertà di espressione del suo studente. Sarò per sempre debitore all’università e alla città”. Sono le parole pronunciate da Patrick George Zaki videocollegato dall’Egitto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2021/2022 dell’Università di Bologna, dove è stato salutato da un lunghissimo e commosso applauso dell’Aula Magna Santa Lucia.

Zaki: “Io e la mia famiglia non ci siamo mai sentiti soli”

La mia famiglia, la mia fidanzata e io non ci siamo sentiti mai soli. Sin dal primo giorno siamo stati sommersi da un grande affetto attraverso chiamate, post, messaggi da tutto il mondo e specialmente da Bologna e dal resto d’Italia: tutti chiedevano di me e tutto questo è successo grazie alla posizione ferma che l’Università aveva deciso di tenere”, prosegue Zaki.

Lo studente, che aspetta l’udienza fissata il 6 aprile in Egitto, ha ripercorso il suo calvario durante la prigionia. “Non so come iniziare questo discorso. È stato un lungo viaggio, ma anche una grande sfida. Un viaggio può essere anche definito una gita, ma non so decidere se questo è stato una gita o una trappola. Il viaggio è cominciato il 7 febbraio 2020 quando ho deciso di fare una breve vacanza per andare a trovare la mia famiglia, ma è finito con 22 mesi di prigione senza ragione, solo a causa del mio lavoro come difensore dei diritti umani e del mio attivismo politico – dice Zaki – Quando sono stato arrestato mi sono sentito perso. Ho sempre continuato a pensare ai miei studi e alla mia borsa di studio. Avevo lavorato tanto per averla e continuavo a pensare che sarei stato rilasciato presto e sarei stato in grado di riprendere a studiare e ho sempre detto che volevo tornare ai miei studi. Sono stato fortunato di fare parte della famiglia dell’Università di Bologna mentre vivevo questa esperienza”.

“Sarò sempre debitore all’Università e alla Città di Bologna”

Patrick Zaki ha voluto mandare un forte ringraziamento all’ateneo bolognese: “Ci sono stati da subito riflessi immediati grazie alle dichiarazioni, alle dimostrazioni e le chiamate attraverso gli organi istituzionali e governativi non solo in Italia, ma in tutta Europa e grazie al fatto che l’Università si è assunta una grande responsabilità rispetto al mio caso, menzionandolo ogni volta che era possibile ed esponendo la mia immagine in tutte le aule, le biblioteche e a tutti gli eventi, anche se non era richiesto che lo facesse. Penso che la reale sfida sostenuta dall’Università – che mi ha fatto preoccupare – sia stato l’impegno continuo nella pandemia di covid. Quando controllavo i numeri dei casi pensavo che non sarei stato più una priorità, ma ho sempre perso la scommessa quando si è trattato di verificare l’impegno e la dedizione per la mia causa”.

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Sarò sempre debitore all’Università e alla Città per aver reso ben noto il mio caso in tutto il mondo, sulla scena accademica, politica, culturale e perfino sportiva – continua Zaki – Da quando sono stato rilasciato tutti riconoscono come l’Università di Bologna sia il vero cardine della conoscenza, una luce affidabile che agisce concretamente per i valori su cui si fonda e che insegna ai suoi studenti. Qualsiasi cosa io dica non sarà mai sufficiente a dimostrare ciò che provo per l’Università e per la Città di Bologna”. “La prima lezione del mio corso di studi era sul tema utopia e distopia. Penso di aver vissuto una buia distopia ma grazie all’Università e alla Città è stata un po’ meno dura – spiega Zaki – In prigione, quando mi sentivo giù, pensavo alla mia famiglia, all’Università e alla Città di Bologna e mi dicevo che dovevo resistere. Fino a quando mi hanno liberato mi sono sempre rifugiato nel pensiero di come sarebbe stato il momento del mio arrivo all’aeroporto e la riunione con la mia grande famiglia Bolognese. La libertà è un diritto inestimabile, sono grato per la mia libertà a tutti coloro che hanno combattuto ogni giorno perché io fossi di nuovo libero”.

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Patrick ha voluto ringraziare particolarmente i rettori Francesco Ubertini e Giovanni Molari, i sindaci Virginio Merola e Matteo Lepore. E soprattutto Rita Monticelli, coordinatrice del master Gemma al quale lo studente egiziano è iscritto. “Una donna che mi ha difeso e che è ora un membro della mia famiglia”. “Vorrei anche ringraziare la mia compagna che ha scelto di battersi ed esporsi in prima persona per guidare la campagna ‘Patrick libero’ mentre studiava e lavorava – aggiunge – È riuscita a gestire tutto questo e contemporaneamente a tenere insieme tutte le azioni che ci sono state in mio supporto tenendo alta la speranza del mio rilascio per 22 mesi senza mai dare un segno di cedimento. Ho anche la fortuna di avere una sorella forte, una madre fantastica ed un padre coraggioso”. “Dalla mia piccolissima cella ho sognato spesso questo momento: la prima parte del sogno si è avverata, la seconda si avvererà appena tornerò nella mia Bologna”, ha detto Zaki in conclusione del suo commosso intervento.

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