Baby gang di ragazzine semina il terrore in centro: aggressioni e video sui social

Filmavano le loro vittime con i cellulari e condividevano il tutto nella chat di Whatsapp, chiamata ‘baby gang’ e sui social network.

10 ragazzine residenti nella città di Siena, di età compresa tra i 14 e i 15 anni, sono indagate per le loro condotte criminali e sottoposte a perquisizioni personali e domiciliari dalla polizia su delega della procura presso il tribunale per i Minorenni di Firenze.

Baby Gang Siena – MeteoWeek

Le aggressioni sono almeno una decina, compiute tra il 27 giugno 2020 e il 29 febbraio 2022, con sempre lo stesso modus operandi. Le giovani vittime venivano affrontate dalla leader della baby gang femminile, spalleggiata dalle altre, che le riprendevano mentre subivano le loro vessazioni, per poi divulgare le immagini o i video sui social in modo da incrementare la reputazione del gruppo e destare un ulteriore clima di terrore.

Venivano sempre scelti luoghi nel centro della città, oltre ad un’area industriale dismessa di Taverne d’Arbia, a pochi chilometri da Siena. La baby gang agiva in via della Vecchia, in un’area sotto la Fortezza Medicea da loro chiamata ‘Ring‘, addirittura in vicoli del centro, nel sottopassaggio degli autobus in piazza Gramsci e alla Galleria Metropolitan in piazza Matteotti.

Le indagini

Le indagini sono state condotte dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Siena e sono iniziate alla fine di dicembre 2021, dopo una denuncia, presentata da una delle vittime, per le aggressioni subite nell’aprile e nell’ottobre 2021. Sono seguiti poi degli approfondimenti, avvenuti documentando quanto riferito dalle vittime e dai testimoni, e monitorando sui social network.

Gli investigatori hanno potuto ottenere elementi utili per poter identificare i membri del gruppo criminale, tutto femminile. La banda nel tempo, si è fatta piu’ numerosa, con l’aggiunta di nuovi elementi, così come accertato da alcuni video analizzati dai poliziotti. Gli investigatori hanno anche riscontrato che alcune persecutrici sono diventate, a loro volta, vittime, nel momento in cui avrebbero deciso di prendere le distanze dalle condotte criminali.

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