Riciclati in opere d’arte i proventi dello spaccio europeo di cocaina: 31 arresti, indagato Alberto Genovese

Indagine su narcotraffico e riciclaggio, in cui Alberto Genovese è indagato per la ketamina utilizzata durante le feste a Terrazza Sentimento

Riciclavano il denaro incassato con il traffico di cocaina tramite acquisto di opere d’arte. Tra i beni sequestrati dalla polizia a conclusione di un’inchiesta su una rete internazionale di narcotrafficanti, anche una galleria sita in Olanda, e più precisamente ad Amsterdam.

Genovese-Meteoweek.com

La polizia ha arrestato 31 persone gravemente indiziate di associazione a delinquere ai fini di spaccio internazionale di enormi quantità di droga e con parecchi legami con trafficanti sudamericani, latitanti ecc. Tra le persone indagate, anche Alberto Genovese, già in prigione per stupro. L’accusa contro di lui è inerente l’acquisto e la cessione di ketamina, stupefacente usato nel corso delle serate che organizzava a Terrazza Sentimento: l’uomo avrebbe acquistato 100g di droga da altre due persone indagate, il 12 novembre 2019, a Milano.

«Cento li porto adesso», avrebbe asserito, intercettato, Gennaro Falzarano (indagato) parlando di una presunta consegna di stupefacenti per Genovese nel 2019. In questo contesto assume significato il fatto che, come si legge nell’ordinanza del gip, Genovese «sia successivamente balzato agli onori delle cronache nel mese di ottobre 2020 perché raggiunto da ordinanza cautelare con l’accusa di violenza sessuale ai danni di una ragazza mediante uso di cocaina rosa e ketamina nel corso di una festa organizzata proprio presso la propria abitazione di piazza Beltrade 1», dov’era Terrazza Sentimento.

Gli agenti intervenuti nell’indagine sugli abusi, è scritto ancora nell’ordinanza del gip, «hanno proprio rinvenuto quelle due qualità di stupefacenti» nell’attico, ovvero cocaina e ketamina.

Il blitz ha visto l’impiego di quasi duecento poliziotti in Italia e all’estero. In Lituania, Spagna, Olanda e in Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Campania e Puglia eseguite circa 50 perquisizioni, sequestri di conti correnti di due imprese di logistica e trasporti che si trovano a Pero, in provincia di Milano, e a Como.

Perquisito anche un circolo a Cologno Monzese, legato a un noto gruppo di motociclisti, due membri del quale sembrerebbero essere coinvolti in una significativa importazione di hashish.

Nel frattempo, tramite il coordinamento giudiziario di Eurojust, le autorità olandesi hanno effettuato una rogatoria come chiesto dalla Dda di Milano, sequestrando la galleria d’arte contemporanea «ART3035 Gallery», ad Amsterdam, considerata  il posto in cui erano riciclati parte degli incassi del narcotraffico messi da parte dal titolare tramite finte vendite di opere di famosi autori del panorama della street art, quali IABO, Raul33, Tony Gallo, Alice Pasquini e Laurina Paperina.

Tra gli indagati (e pure ricercato) c’è il titolare della galleria, Andrea Deiana, 41 anni, attualmente latitante, «importantissimo broker internazionale di stupefacenti, in grado di organizzare forniture per centinaia di chili», è riportato nell’ordinanza. Co-titolare di «ART3035» con la sua compagna, l’uomo viveva ad Amsterdam (ma era di Terracina) da circa un decennio ed è un mercante d’arte specializzato nelle opere di Bansky. Il gip sottolinea: «Dallo studio di diversi articoli e locandine rinvenute sul web» l’indagine si è focalizzata sulla «figura dell’imprenditore d’arte perché l’uomo, privo di utili redditi dichiarati in Italia, nel 2018 dal nulla ha avviato la galleria d’arte, piuttosto per le opere e gli artisti da lui trattati».

All’interno dell’ordinanza sono inoltre riportati i discorsi via chat tra gli indagati e si afferma che gli «attori protagonisti di questa storia criminale» sceglievano i «nickname dei telefoni criptati» a seconda di passioni e orientamenti politici: del tipo «Obi-Wan Kenobi» e «Pinocchio», «Nonna Maria» e «Milly». Il nickname di Deiana era «Bansky». Da una delle chat risalenti al giugno di due anni fa, scrive ancora il gip, viene fuori che al presunto broker del narcotraffico era «venuto in mente di utilizzare l’attività» di qualcun altro «per bonificare 20mila euro» e una «scusa per giustificare quella movimentazione era da ricondurre all’acquisto di un quadro di Banksy». In una di queste chat asseriva: «Ho un accordo con amici a Napoli e si offendono se mi metto a lavorare con altri con la coca».

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