Indennità di trasferta e trasferimento. Quando spettano e quanto aumenta la busta paga

Cosa sono le indennità di trasferta e di trasferimento. A chi spettano e quali sono le differenze fondamentali.

Sono diverse le tipologie di indennità previste dai vari contratti collettivi nazionali. Lo spiega Money.it.

Tra i diritti dei lavoratori dipendenti ci sono, oltre a quelli più conosciuti e legati – per esempio – al pagamento dello stipendio, al rispetto dell’orario di lavoro o ai giorni di ferie, anche quelli relativi al versamento delle indennità. Queste ultime non rappresentano altro che voci ulteriori e supplementari rispetto all’ordinaria retribuzione, alla quale di fatto si sommano andando a integrare l’incasso mensile del dipendente.

Sono diversi i tipi di indennità e ognuna di essa corrisponde a una finalità ben precisa. Il punto di riferimento per le indennità è il CCNL di categoria, anche di livello locale o aziendale, oppure la contrattazione individuale. Ma entrano in gioco anche l’inquadramento e le specifiche mansioni svolte dal lavoratore dipendente.

L’indennità di trasferta

Money.it si è concentrato su due particolari indennità piuttosto conosciute, ovvero l’indennità di trasferta e l’indennità di trasferimento. Pariamo dalla prima, l’indennità di trasferta.

La ragione per cui il lavoratore può usufruire di questa indennità è spiegata dal suo nome stesso. L’indennità di trasferta – detta anche ’diaria giornaliera’ – è una particolare indennità assegnata al lavoratore, in aggiunta o al posto del rimborso delle spese, nel caso in cui l’attività lavorativa venga svolta in un luogo diverso dalla sede di lavoro indicata nel contratto.

Qual è la differenza tra indennità di trasferimento – che vedremo poi – e quella di trasferta? Consiste nel fatto che la seconda scatta nel momento in cui lo spostamento ad un’altra sede lavorativa risulta momentaneo, non definitivo. Al termine della trasferta il lavoratore farà ritorno nel suo abituale luogo di lavoro. Ben diverso invece il caso del trasferimento, che prevede uno spostamento definitivo – o in ogni caso molto lungo – del lavoratore dipendente in un’altra sede aziendale.

L’indennità di trasferta tutela il lavoratore perché la somma integrativa compensa e, in qualche maniera, lo ’risarcisce’ per il disagio e lo stress psico-fisico causato dallo spostamento della sede lavorativa. E non soltanto: l’indennità di trasferta punta anche a costituire un rimborso effettivo per le spese vive relative agli stessi spostamenti. Per conoscere nel dettaglio come funziona l’indennità di trasferta, bisogna fare riferimento al contratto collettivo applicato caso per caso. Non c’è infatti una unica disciplina, valida per ogni rapporto di lavoro in ogni settore. Dipende dal particolare CCNL dettagliare di volta in volta le caratteristiche, le particolarità e l’importo dell’indennità di trasferta.

Così, a seconda del CCNL, l’ammontare dell’indennità di trasferta può essere prestabilito in maniera fissa o in percentuale rispetto alla retribuzione giornaliera. In concreto, non esistendo un’unica tipologia di indennità di trasferta, al lavoratore in trasferta può spettare un importo forfettario, con le spese per viaggio, vitto e alloggio che restano a suo carico. Oppure in altri casi il datore di lavoro semplicemente consegna un rimborso spese di trasferta al lavoratore.

Le diverse tipologie di indennità di trasferta

Per tracciare un quadro sintetico e riassuntivo delle varie tipologie di indennità di trasferta:

  1. Indennità di trasferta forfettaria: in questo caso il rimborso spese avviene sulla base di un parametro fisso previsto dal contratto collettivo di riferimento, non influenzato dalle tipologie di attività e dalle mansioni assegnate al lavoratore. In altri termini, se nel CCNL è prevista l’Indennità di trasferta forfettaria essa verrà applicata in modo fisso e il lavoratore percepirà la somma indicata senza alcuna variazione o modifica;
  2. Rimborso spese di trasferta a piè di lista: in questo caso il rimborso è ammesso soltanto se richiesto dal lavoratore, che dovrà attestare tutte le spese lavorative sostenute durante la trasferta. Il lavoratore dovrà giustificarlo con le note spese e i giustificativi dei pagamenti eseguiti;
  3. Rimborso spese misto: previsto in determinati contratti, si basa su una combinazione delle due precedenti tipologie. È un’indennità forfettaria, alla quale va sommato anche il rimborso di alcune spese separate, come per esempio le spese di vitto e alloggio e quelle di viaggio. Perciò in casi come questi casi oltre al contributo fisso da contratto il lavoratore riceverà anche una ulteriore somma, che dovrà però documentare.

Quanto spetta al lavoratore dipendente come indennità di trasferta

L’ammontare dell’indennità di trasferta, lo ripetiamo, dipende dal CCNL di riferimento. Ad esempio, nel caso del CCNL metalmeccanici al lavoratore spetta un’indennità di trasferta pari a 42,85 euro, alla quale va aggiunto un contributo massimo di 11,73 euro per il pasto principale o serale, e di altri 19,39 euro per un pernottamento (molto frequente in caso di trasferta).

Nel caso invece del CCNL dei lavoratori dell’edilizia, è considerato trasferta il lavoro in un cantiere differente da quello a cui si riferisce l’assunzione. In questo caso l’indennità è uguale al 10% della retribuzione.

Indennità di trasferimento

L’indennità di trasferimento prevede invece un compenso straordinario e chiaramente di maggiore entità rispetto a quello per il semplice spostamento temporaneo, vale a dire la trasferta. L’indennità di trasferimento deve anche aiutare il lavoratore dipendente nelle spese da sostenere per il cambio di residenza e località, visto lo spostamento definitivo e fisso in un’altra sede aziendale.

Anche in questo caso, nel concreto bisogna fare riferimento al CCNL. In generale, l’identità di trasferimento solitamente è proporzionale alla retribuzione prevista dal contratto collettivo nazionale. E cambia a seconda che il dipendente sia single oppure abbia familiari a carico.

Va poi tenuto presente che l’azienda può trasferire un proprio lavoratore nel caso di acclarate ragioni tecniche, organizzative e produttive. Ad ogni modo la legga la obbliga a comunicare la decisione di trasferire il lavoratore con un congruo preavviso e a versare appunto l’indennità di trasferimento.

Gli obblighi del datore di lavoro

Anche per il preavviso bisogna fare riferimento al CCNL per il settore del lavoratore. L’indennità di trasferimento e lo stesso trasferimento non possono rappresentare una sanzione disciplinare contro il lavoratore. Salvo il caso in cui la condotta del lavoratore non renda doveroso il trasferimento. Ad esempio quando l’incompatibilità coi colleghi porta a un danno produttivo e/o organizzativo all’azienda. In più il trasferimento deve mirare a far funzionare meglio l’azienda e deve essere legato alle specifiche attitudini del lavoratore a ricoprire il nuovo posto di lavoro in un altro luogo. Il datore di lavoro sarà obbligato a far avere al lavoratore una comunicazione o una lettera di trasferimento. Dove dovrà illustrare le esatte ragioni esatte della decisione. Nel caso dovessero mancare, il dipendente ha diritto a richiederle esplicitamente.

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