Sconti in bolletta e aumenti in busta paga: perché rischiano di saltare con la prossima legge di Bilancio

Il prossimo governo, quale che sia, è atteso al varco da una spada di Damocle di 25 miliardi nella prossima legge di Bilancio. 

In campagna elettorale si moltiplicano le promesse all’elettorato. Promesse, come si sa, non sempre facili da mantenere. Ma molte cose potrebbero cambiare dopo il voto del 25 settembre. E tante promesse rischiano di svanire come neve al sole.

Il motivo, ci dice Money.it, è che qualunque forza politica si imponga alle urne dovrà pur sempre fare i conti con la realtà di una legge di Bilancio che si annuncia molto pesante. Per prorogare alcune misure reputate essenziali serviranno infatti molte risorse. E la legge di Bilancio sarà la prima manovra con cui dovrà cimentarsi il nuovo governo. Stando ai calcoli fatti dal Sole 24 Ore saranno almeno 25 i miliardi di euro da mettere sul piatto per provvedimenti quasi obbligati.

Il governo dovrà farei conti con pensioni, bollette, stipendi e cuneo fiscale. Senza contare la crescita in frenata, il caro energia e un’inflazione che appare inarrestabile. Con un ammanco che secondo i calcoli supera i 10 miliardi.

Ecco quali misure aspettano al varco l’esecutivo nella prossima legge di Bilancio.

Taglio del cuneo fiscale

Il nuovo esecutivo non sarà vincolato a confermare il taglio del cuneo fiscale deciso dal governo Draghi in due tranche: la prima a gennaio e poi col decreto Aiuti bis. Ma non farlo significherebbe aumentare del 2% i contributi da versare. Il che, tradotto in cifre, vuol dire che alcuni lavoratori si troveranno fino a 200 euro di meno in busta paga.

Prorogare il taglio del 2% sui contributi di chi ha un reddito inferiore a 35 mila euro, come previsto adesso, avrebbe un costo di circa 4,5 miliardi di euro all’anno per lo Stato. Risorse da inserire dunque nella legge di Bilancio per scongiurare la diminuzione delle buste paghe di tantissimi lavoratori dipendenti.

Sconti in bolletta

Appare inevitabile anche prorogare gli sconti in bolletta. Negli ultimi mesi il governo è riuscito a alleviare il caro energia. Ma senza una conferma delle misure attuali (azzeramento degli oneri di sistema e estensione del bonus sociale), a partire dal mese di gennaio le tariffe di luce e gas schizzerebbero verso l’alto.

Il nuovo governo in carica potrebbe dunque decidere di intervenire per trimestri, come è successo fino ad adesso. Anche per investire meno risorse nel campo delle bollette con la legge di Bilancio. Per i primi tre mesi dell’anno estendere le misure attualmente in vigore avrebbe un costo superiore agli 8 miliardi. Un costo al quale bisognerebbe sommare il taglio delle accise su benzina e diesel (che peraltro sarebbe da confermare anche gli ultimi tre mesi del 2022, oltre che per il 2023, qualora si rendesse ancora necessario).

Rivalutare le pensioni

Viste le dichiarazioni della campagna elettorale appare inevitabile anche una conferma della rivalutazione delle pensioni sulla base dell’inflazione. Una rivalutazione anticipata al 2022 dal dl Aiuti bis, ma solo in partire. A partire dal 2023, infatti, andrà ricalcolata sulla base di un’inflazione molto più elevata, vicina all’8%. Indicizzare le pensioni avrebbe un costo di circa 6 miliardi.

L’unica alternativa appare quella di negare la rivalutazione ai pensionati. Una decisione difficile da motivare e che al momento sembra dunque non essere tra le opzioni in campo.

Il rinnovo del contratto degli statali

Un altro tema difficile per il prossimo governo sarà il rinnovo del contratto degli statali. Gli accordi di questi mesi riguardano il triennio 2019-2021, ma in base dell’indice dei prezzi al consumo i contratti andranno ritoccati con spese fino a 10 miliardi. A oggi i conti pubblici prevedono solo 500 milioni di euro. Ma non basteranno, serviranno molte più risorse. Probabilmente con la legge di Bilancio autunnale non saranno stanziati tutti i 10 miliardi. Per completare il rinnovo si potrebbe attendere magari la scadenza del triennio, Ma almeno 5 miliardi andrebbero messi sul piatto già con questa manovra.

Il nodo dei 10 miliardi che mancano

A queste cifre ne andranno aggiunte altre. Per prorogare misure come l’invio delle armi a Kiev. Per le varie misure confermate andranno considerati un paio di miliardi. Negli scorsi mesi l’esecutivo ha fatto assegnamento sulle entrate fiscali più alte delle attese grazie a una crescita che non ha rallentato. Ma col nuovo anno la crescita potrebbe frenare e il Pil non dovrebbe essere superiore all’1%.

Un problema non trascurabile, dato che si prospetta una crescita molto inferiore rispetto a quella stimata dal Def. Si parla di 10 miliardi mancanti. E per recuperare subito queste risorse mancanti andrà varata una legge di Bilancio che, verosimilmente, non farà altro che confermare misure già esistenti senza i soldi necessari per fare interventi realmente innovativi. L’alternativa è la mancata conferma di misure come il taglio del cuneo fiscale o gli sconti in bolletta.

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