Parte il governo Meloni, i dem si scuotono: si allarga il fronte di chi preme per anticipare il congresso

La partenza lampo dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che ieri ha incassato la fiducia alla Camera, scuote il Partito democratico.

Aumentano le voci che chiedono di accelerare i tempi per chiudere il congresso. Marzo appare un orizzonte troppo lontano anche per il candidato in pectore alla presidenza Stefano Bonaccini.

L’esordio da premier di Giorgia Meloni in Parlamento non ha lasciato indifferente il Partito democratico. I dem sono rimasti colpiti da quello che ai loro occhi è apparso più un manifesto politico che un discorso programmatico. La sensazione che serpeggia è quella di dover adottare in fretta delle contromisure. Così si amplia il fronte di quelli che chiedono di anticipare il congresso prima di marzo, ritenuta una scadenza troppo lontana.

Per troppi mesi il partito è destinato a rimanere senza un nuovo segretario e senza gruppo dirigente. Un dubbio assale anche chi, come Andrea Orlando, nelle scorse settimane aveva insistito sulla necessità di avviare un autentico processo costituente secondo una tempistica meno stringente. L’ex ministro del lavoro resta del parere che serva una profonda discussione all’interno del Pd, ma osserva: “Anticipare? O si fa un congresso davvero costituente o tante vale… Vorrei capire quali sono regole“, dichiara all’Adnkronos.

Orfini e Bonaccini premono per anticipare il congresso

Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini – Meteoweek

Le regole del congresso saranno discusse durante la Direzione di venerdì. Un passaggio menzionato da Enrico Letta nel suo intervento in aula a Montecitorio: “Faremo fino in fondo il nostro lavoro di opposizione. Venerdì cominceremo il nostro congresso costituente, ma il nostro congresso costituente sarà parte dell’opposizione a voi“. Per il Nazareno la scadenza resta quella concordata nell’ultima Direzione: la fine dell’inverno. Accorciare la tempistica potrebbe rivelarsi controproducente per una discussione vera e partecipata.

Di tutt’altro avviso Matteo Orfini: “Nel ricominciare a fare politica rientra anche una considerazione tecnica: di fronte a questo governo che parte, immaginare che metterci 5 mesi a fare un congresso serva a rendere quel congresso più efficace significa non avere molto chiara la gravità della situazione“.

E durante la serata si fa sentire sul punto anche uno dei papabili alla segreteria dem Stefano Bonaccini. Nel corso di una trasmissione in tv Bonaccini fa notare che, davanti alla partenza sprint di una destra che in un mese ha varato la squadra di governo, “un partito che ci mette sei mesi a scegliere un segretario temo non sia molto in sintonia con il paese. Io proverei ad anticipare e accelerare un po’, per evitare di dare l’idea che perdiamo mesi a discutere di noi, mentre c’è qualcun altro che si occupa di risolvere i problemi dei cittadini”.

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