Ron DeSantis trionfa in Florida e lancia (forse) la sfida a Trump per il 2024

Il trumpiano Ron DeSantis stravince in Florida e potrebbe insidiare la leadership proprio di Donald Trump all’interno del Partito Repubblicano. 

Il tycoon ha già messo in guarda il suo vecchio pupillo: “Evita il 2024, so cose di te poco lusinghiere”.

Mentre l voto di Midterm ancora non si è delineato, con la maggioranza al Congresso che ancora deve prendere forma, delle certezze da cui partire per le presidenziali 2024 per i repubblicani ci sono. O almeno per Donald Trump. Che festeggia la vittoria del suo candidato al Senato, Marco Rubio, e la trionfale rielezione al governo della Florida di Ron DeSantis, il volto nuovo dei repubblicani.

Poco dopo la chiusura delle urne i media hanno annunciato la vittoria di DeSantis, che surclassava il rivale dem Charlie Crist, già staccato del 20%. Dopo la prima elezione, di misura (con un distacco di appena 30 mila voti e un riconteggio), DeSantis si concede un trionfo al bis. Ha espugnato anche una storica roccaforte dem: la straricca Palm Beach. I repubblicani alzano la bandiera anche su altre due contee tradizionalmente democratiche come la ‘latina’ Miami-Dade e la contea di Osceola, a maggioranza portoricana.

Il commento a caldo di DeSantis

 “Non abbiamo solo vinto le elezioni, abbiamo riscritto la mappa politica”. Così ha commentato a caldo il due volte governatore della Florida. Con la sua cavalcata trionfale DeSantis non solo si è guadagnato la riconferma in sella al Sunshine State, ma si presenta così come possibile competitor per la corsa alla Casa Bianca. Il 2024 è una data vicina e lontana al tempo stesso, DeSantis non solo avrebbe i voti ma anche i soldi: è vero che ha speso 31 milioni di dollari per la campagna elettorale, ma ne ha incassati 200 milioni grazie alle donazioni e ha messo da parte un ì’tesoretto’ da 66 mln d dollari. Un buon inizio per una potenziale campagna presidenziale.

Ron DeSantis è, di fatto, una ‘creatura politica’ di Donald Trump, il cui appoggio fu decisivo alle primarie repubblicane per la nomination a governatore della Florida. E certo Trump è piuttosto irritato al pensiero che la stella di questo suo ‘figlio’ (sempre politicamente parlando) possa oscurare la sua. Per non parlare dell’insidia alla sua ricandidatura alla Casa Bianca nel 2024.

La popolarità di DeSantis, acceso antiabortista, è lievitata in pandemia, quando si è detto contro l’obbligo di vaccinazione e al lockdown. Oggi DeSantis è una sorta di ‘trumpiano autonomo’, che agisce e pensa da solo. Non si sa se abbia un piano in mente. In campagna elettorale lui e Trump non si sono mai incrociati, hanno fatto comizi paralleli, ma su coste opposte. Una distanza tra i due indubbiamente c’è. Anche nella notte della vittoria i due sono rimasti distanti: Trump nella sua residenza a Mar-a-Lago, DeSantis a Tampa dove ha definito la Florida una “terra promessa”. Trump, dal canto suo, festeggia il trionfo della sua ‘creatura’ diventata un po’ troppo ingombrante. Ma avverte il rieletto governatore: “Evita il 2024, so cose di te poco lusinghiere”.

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