Armi a Kiev, Crosetto: «Conte oggi soffia sul fuoco, ma a Draghi diceva sempre sì sugli aiuti militari»

Il ministro della Difesa del governo Meloni replica alle durissime accuse del capo politico del Movimento Cinque Stelle, che si è scagliato contro il nuovo invio di armi alla resistenza ucraina.

Ma quando era lui al governo ha sempre votato a favore, per cinque volte, alle spedizioni di armamenti in territorio ucraino.

Il leader del M5s colpisce duro mentre il governo prepara il sesto invio di aiuti militari alla resistenza ucraina. Conte ha puntato il dito contro un «governo guerrafondaio che ingrassa la lobby delle armi». Un’accusa pesante, alla quale torna a replicare oggi il ministro della Difesa in persona, Guido Crosetto (FdI). Che difende la linea del governo in un’intervista al Corriere della sera.

Crosetto ricorda innanzitutto a Conte che la linea del governo Meloni sull’Ucraina è in continuità con quella dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, della cui coalizione faceva parte anche Conte, alla guida del partito più corposo in termini numerici: proprio il M5s. «All’ex premier vorrei ricordare che tutto ciò che è stato inviato negli ultimi mesi a 360 gradi, non solo aiuti militari, è stato deliberato sulla base di cinque decreti definiti dal precedente governo», afferma il titolare della Difesa.

Dopodiché arriva l’affondo al capo politico del movimento pentastellato: «Se inviare armi all’Ucraina significa essere guerrafondai, chi può fregiarsi di quel titolo è lui e il suo partito in primis».

Crosetto: da Conte parole irresponsabili

Il ministro della difesa Guido Crosetto – Meteoweek

Ma Crosetto poi puntualizza di non pensarla così: aiutare un Paese aggredito, spiega, «è cosa diversa dall’essere guerrafondai». Il nuovo governo, precisa il ministro, è intenzionato a rispettare gli impegni presi con gli alleati internazionali. E si impegna a tenere la barra dritta anche davanti a un’opinione pubblica in gran parte contraria all’invio di armi. Una fermezza imposta, insiste Crosetto, dalla ragion di Stato oltre che dagli impegni da rispettare.

Il ministro della Difesa torna poi ad attaccare Conte accusandolo di «totale incoerenza» per essere passato da «fornitore di armi a pacifista convinto». Scelta comunque legittima sul piano politico quella di cambiare idea. Che diventa però irresponsabile nel momento in cui si decide di soffiare sul fuoco usando «epiteti violenti nei confronti di persone fisiche che hanno la sola colpa di rappresentare lo Stato». Una scelta soprattutto pericolosa perché equivale, insiste Crosetto, a «indicare a una parte di società violenta e antagonista nomi e cognomi di obiettivi da colpire».

Personificare gli attacchi come fa Conte, incalza Crosetto, alimenta l’odio verso persone fisiche. Dopo aver ribadito la collocazione atlantica dell’Italia, risalente fino a De Gasperi, Crosetto risponde a una domanda sulle frizioni interne all’esecutivo, dove Berlusconi e Salvini sembrano frenare sul nuovo invio di armi a Kiev, forse perché strizzano l’occhio a Putin. Il ministro ricorda il voto compatto sulla mozione di maggioranza approvata mercoledì e ribadisce: «Con FI e Lega non ci sono problemi».

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