Armi all’Ucraina: il governo vota compatto per il sì e prepara il decreto

Il nuovo decreto sugli aiuti bellici a Kiev dovrebbe ricalcare quelli precedenti. La novità dei sistemi anti drone. Non dovrebbero esserci i  missili terra-aria.

Nel nuovo decreto in vista nelle prossime settimane – il sesto nel suo genere – dovrebbero esserci altri aiuti militari a Kiev.

Si parla in particolare dei sistemi anti drone derivati dal modello Adrian in dotazione all’esercito italiano, anche se le nostre forze armate non hanno mai reso pubblici i numeri e le tipologie dei loro armamenti. Ad ogni modo Kiev ha grande bisogno di questo tipo di sistemi d’arma e l’Italia potrebbe dare una mano anche in questo campo, insieme agli altri alleati e al coordinamento dell’Alleanza atlantica.

Una novità che dovrebbe trovare spazio nel prossimo decreto che l’esecutivo targato Meloni dovrebbe approvare per dare nuovi aiuti alla resistenza ucraina. Di certo c’è che da Kiev sono arrivate richieste di questi sistemi militari. Il Cremlino infatti sta avviando la produzione di droni con tecnologia iraniana. Da qui la necessità di adottare contromisure da parte ucraina.

La maggioranza vota compatta il sì

Di possibili novità nel prossimo decreto aiuti a Kiev si parlava già ieri in ambienti militari e di governo mentre in Cdm arrivava il via libero al provvedimento sulla falsariga dello schema adottato dal precedente esecutivo durante l’ultimo anno. Mercoledì scorso, dopo che la maggioranza ha approvato una mozione parlamentare unitaria della maggioranza, appoggiata a livello di contenuti da mozioni quasi analoghe del Partito democratico e del Terzo Polo, il governo ha rinnovato fino alla fine del 2023 il modello adottato dal precedente governo a guida di Mario Draghi. Così con un decreto legge ha prorogato per altri 12 mesi, «previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell’Ucraina».

L’Italia quindi potrà proseguire nell’invio di aiuti militari a Kiev con semplici decreti interministeriali, il cui contenuto sarà secretato e comunicato soltanto al Copasir. Il prossimo 13 dicembre il ministro della Difesa Guido Crosetto verrà a riferire in Parlamento sul tema. Si discute anche di mandare per la prima volta in Ucraina i sistemi anticarro Spike, di produzione israeliana e in dotazione alle nostre Forze armate.

Quante armi abbiamo mandato a Kiev

Fino a questo momento il nostro Paese ha inviato in Ucraina armamenti per 300-500 milioni di euro, stando a fonti della Nato. Certamente l’Italia ha mandato a Kiev gli obici da 155 mm dei moderni PzH2000 e i cannoni del Fh70, dello stesso calibro. Sulla scia di altri Paesi dell’Allenza, l’esecutivo italiano ha inviato anche i missili spalleggiabili Stinger, oltre ai veicoli Lince per trasportare le truppe e ai cingolati M130. In ogni decreto cu sono state anche svariate voci di artiglieria leggera, incluse le mitragliatrici Usa Browning M2. La lista non è mai stata resa pubblica, ma sulla quale sono circolate diverse voci negli ultimi mesi.

Si è discusso anche di mandare i missili terra aria, a corto e medio raggio, del modello Aspide. Ma le batterie più moderne di Aspide sono in dotazione alla nostra Aeronautica che non vuole privarsene, mentre le vecchie batterie – di 30-40 anni di età – risultano ormai in disuso. E riattivare questi modelli da schierare in uno scenario di guerra moderno appare inutile, dicono dalla  Difesa.

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