Clan Spada, il patto nato in carcere con la ‘ndrangheta per gestire droga e negozi

La ‘ndrangheta faceva affari a Ostia grazie a un’alleanza nata in carcere tra un boss calabrese e un membro del clan Spada.

È quanto ha fatto emergere un’indagine dei carabinieri che ieri ha portato a una maxi-retata con numerosi arresti.

È un vero e proprio patto mafioso tra il clan Spada e la ‘ndragheta quello emerso dall’inchiesta “Blu notte” del Ros dei carabinieri coordinata dalla procura di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, che ieri ha portato a 76 arresti. Lo riferisce il Messaggero.

Tra di loro ci sono anche tre indagati legati al clan Spada. Si tratta di Manuel Granato, Samy Serour (detto “Sammy l’egiziano”) e il fratello Ramy.  Il primo sconta una condanna definitiva a sei anni e mezzo per estorsioni e minacce nell’ambito dell’occupazione degli alloggi popolari a Ostia (ma anche per le gambizzazioni contro i Baficchio). I due fratelli invece avrebbero gestito, per conto del clan, pizzerie e locali commerciali a Ostia.

Il patto con la cosca Bellocco

Stando agli inquirenti il Clan Spada avrebbe stretto un’alleanza con la cosca Bellocco di Rosarno. Un accordo per gestire il traffico di droga sul litorale romano. Ma anche per garantire che alcuni calabresi, titolari di negozi a Ostia ed Anzio, non avessero problemi sul territorio.

Sempre secondo gli inquirenti, gli accordi tra il clan Spada e la cosca calabrese sarebbero nati nel carcere di Lanciano, grazie al fatto che i detenuti riuscivano a far entrare telefonini e schede telefoniche all’interno del penitenziario. È qui, a Lanciano, che è nata l’amicizia tra Umberto Bellocco, soprannominato “Chiacchiera”, e Ramy Serour, arrestato a inizio 2018 in quanto membro del clan Spada.

Un accordo nato in carcere

Un legame importante, grazie al quale Serour poteva godere di diversi privilegi in carcere.  «La verità fra’ – lo si sente dire in un colloqui intercettato – la verità, oggi io sono stato invitato ad un tavolo, eravamo diciassette persone, tutti… la ‘ndrangheta!».

Le trattative della cosca di Rosarno con gli Spada sarebbero state guidate, riporta sempre il Messaggero, dal 38enne Gioacchino Bonarrigo, anche lui finito agli arresti nel blitz di ieri. Sarebbe andato più volte a Ostia per incontrarsi con membri del clan romano con forniture di droga importata da Amsterdam. Serour invece si sarebbe occupato, tramite la moglie, di far consegnare al boss Bellocco, incarcerato, i telefonini. La donna li avrebbe consegnati a un detenuto in stato di semilibertà, il quale li avrebbe poi introdotti all’interno della struttura carceraria.

Grazie ai cellulari Bellocco poteva così monitorare la situazione e gestire in prima persona le controversie interne alla cosa. Oltre che informarsi di iniziative legate alle estorsioni (le cosiddette guardianie) dando anche specifiche direttive.

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