Google Stadia era un progetto valido, ma non il business plan che c’era dietro

La caduta di Google Stadia è stato un colpo basso per la casa di Mountain View, ma a risentirne maggiormente sono stati gli stessi utenti che, convinti di potersi fidare a pieno, si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano.

Google Stadia, al di là di tutto, era un progetto molto più serio di quanto ci si potesse aspettare. Ce lo dice qualcuno che pare lo conosca abbastanza bene, forse più di quanto avremmo poturo conoscerlo noi stessi: ecco chi è.

Google Stadia era un progetto valido, ma non il business plan che c'era dietro
Il suo sostituto sarà efficiente quanto lo era Google Stadia? – MeteoWeek.com

Google migliora, rivoluziona e a volte cancella i suoi servizi. Il suo obiettivo è senza dubbio quello di migliorare le sue piattaforme nella maniera più consona possibile ai suoi principi, seppur questo significhi andare contro la sua utenza. La chiusura di Google Stadia, a tal proposito, è un chiaro esempio di quello che stiamo dicendo.

La notorietà non è stata sufficiente dal salvarla da uno spegnimento totale, che per quanto non ci possa piacere è accaduto per davvero. Qualcuno, però, pare che abbia commentato la situazione sostenendo che non fosse un progetto da buttare, e che in realtà la colpa fosse interamente della società. Ma di chi stiamo parlando?

Google Stadia e il suo potenziale nascosto: poteva essere qualcosa di più

Google Stadia era un progetto valido, ma non il business plan che c'era dietro
Google Stadia è stato messo in panchina per sempre, nonostante fosse un buon servizio – MeteoWeek.com

È Phil Spencer la voce di queste parole, il quale afferrma che Google Stadia era un buon servizio ma con dei modelli di business fin troppo limitati. Difatti, ciò che offriva non era affatto interessante e, come se non bastasse, gli innumerevoli problemi presenti nella piattaforma non avevano fatto altro che peggiorare la situazione. Google sicuramente avrà cercato di rimediare, ma senza successo: aveva la testa altrove e l’interesse verso Google Stadia è molto probabile che fosse calato drasticamente.

In altre parole la gestione del catalogo e degli acquisti era incompatibile con la natura cloud dell’esperienza. Phil Spencer, che ricordiamo essere il CEO di Microsoft Gaming, ci fa sapere in una lunga dichiarazione ufficiale ciò che pensa della faccenda: “A mio avviso, un passo in più che avrebbero dovuto fare stava in una qualche forma di abbonamento sui contenuti. Il modello di business che è stato imposto, che implicava l’acquisto di giochi man mano che la nuova tecnologia veniva introdotta, penso non fosse il modo migliore per partire”.

Ho tanti amici che hanno lavorato a Stadia e che erano lì fin dall’inizio. Apprezzo molto l’investimento tecnologico che hanno fatto: penso che abbiano fatto un buon lavoro nel creare questa piattaforma cloud e che l’hardware fosse solido. Credo che fornire ai creator la possibilità di offrire un gioco istantaneamente agli utenti mentre stanno guardando YouTube, Twitch, TikTok o altro, oppure come modo di distribuire demo o versioni preliminari per ottenere feedback (…) sia un qualcosa che Google ha creato e che troverà un utilizzo da qualche parte. Non ho dubbi“.

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