L’Ultimo Concerto: l’impossibilità di una vita senza musica

L’Ultimo Concerto: l’impossibilità di una vita senza musica

Da un anno a questa parte la voce dei cantanti ha lasciato il posto a un disperato silenzio che grida la fame del palco.

l'ultimo concerto

Nell’antica Grecia gli spettacoli appartenevano al popolo. La messa in scena di un’opera era un evento di massa, un vero e proprio rituale di carattere religioso, sociale e soprattutto pedagogico, tanto importante per la vita di tutti i cittadini che esisteva perfino un fondo speciale, il “teorico”, che serviva a pagare il biglietto ai meno abbienti. Ma perché parliamo dei greci oggi? Il motivo di un tale salto nel passato sta in poche, semplici parole: l’ultimo concerto.

La situazione attuale

“L’Ultimo Concerto?” è un’iniziativa che ha coinvolto i live club di tutta Italia, i quali, seguiti da una lunga scia di artisti, hanno voluto ribadire quanto il mondo della musica stia soffrendo da un anno a questa parte. I numeri che emergono da questo settore, infatti, dipingono uno scenario a dir poco preoccupante. Si parla di incassi mancati per più 50.000.000 di euro, con una media di 332.491 euro per singola realtà: con ogni probabilità, a pandemia finita a riaprire sarà soltanto la metà di tutti i live club del paese.

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L’iniziativa

sito ultimo concerto

Per questo motivo le diverse realtà nazionali si sono riunite per lanciare un appello, e l’hanno fatto in maniera “teatrale” (tanto per restare in tema). Ieri sera era previsto alle ore 21 un grande concerto gratuito in streaming che avrebbe coinvolto oltre 130 live club italiani e l’esibizione di altrettanti artisti. L’evento in realtà c’è stato, ma ad essere trasmesso è stato uno schermo nero e la scritta: “Nessun concerto. È la realtà che viviamo oggi, che rischia di essere anche il nostro domani”.

La spiegazione dietro l’evento a metà

A dare una spiegazione del gesto sono stati gli stessi organizzatori dell’iniziativa, Keepon, Assomusica e Arci, che sul sito dedicato a L’Ultimo Concerto? Scrivono:

“L’Ultimo Concerto, per noi, c’è già stato.

Vi aspettavate di vedere 130 live, invece vi siete trovati davanti ad un muro di silenzio. Non vi abbiamo preso in giro. I vostri artisti non vi hanno voluto fare un brutto scherzo.

Abbiamo voluto trasmettervi un messaggio.

Farvi capire qual è la situazione in cui ci troviamo.

Da un anno, siamo obbligati al silenzio e cerchiamo di galleggiare, di preservarci per un futuro che ogni giorno sembra allontanarsi.

Abbiamo voluto condividere con voi queste sensazioni e, con ancora questo sapore amaro in gola, vi chiediamo tutto il supporto e la comprensione di cui abbiamo bisogno.”

Supporto e comprensione necessari se vogliamo che ci sia la possibilità di vivere un “Prossimo Concerto”.

Il valore della musica

Ciò che emerge con chiarezza in mezzo a tutte le difficoltà del periodo è un bisogno che non può essere ignorato: la musica. Ritrovarsi sotto un palco, fondere la propria voce con quelli di mille altri come noi, ascoltare il proprio dolore, il proprio amore, la propria vita cantata da qualcun altro: sì, un’esperienza collettiva, esattamente come quella del teatro greco. In un mondo che corre senza sosta per stare al passo con l’idea che ha di futuro, è l’antichità a riportarci verso la nostra natura di essere umani: quella natura fatta di contatto, di suono e di mani battute a tempo.

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