Tampona un’auto 16 anni fa: le negano la cittadinanza italiana

Tampona un’auto 16 anni fa: le negano la cittadinanza italiana

Una donna 41enne ha tamponato un’auto 16 anni fa: ad oggi ancora le negano la cittadinanza italiana a causa del sinistro.

Una 41enne albanese non può diventare italiana a causa di un lieve sinistro che ha avuto nel 2005 con la sua automobile. In Italia, infatti, se si tampona un auto lo Stato può negare la cittadinanza.

Vive da 23 anni in Italia: le negano la cittadinanza per un sinistro stradale

Secondo il Ministero degli Interni la donna non è sufficientemente integrata, questa è stata la replica estremamente sintetica. Non importa se la donna ha sposato un italiano, ha due figli nati cresciuti qui e versi, da oltre due decenni, regolarmente i contributi. La storia di J. Kukaleshi, 41 anni, albanese, è avvenuta a Roma, dove risiede da 23 anni. Il dipartimento per la libertà civile e l’immigrazione le ha spedito questa missiva: «Non ha dato prova di aver raggiunto un grado sufficiente di integrazione nella comunità nazionale desumibile dal rispetto delle regole di civile convivenza».

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E’ bastato urtare una macchina e ricevere una condanna dal giudice di pace a una multa da 600 euro per vedersi negare la cittadinanza italiana. La donna ha inoltrato la richiesta all’ufficio competente del Ministero nell’aprile 2017, facendo leva sui suoi anni di residenza. «Non ho scelto la via più facile, infatti mio marito mi rimprovera e mi dice se l’avessi richiesta collegata al matrimonio l’avresti già ottenuta. Ma io sono cocciuta e ho voluto farlo facendo valere la residenza, perché me lo merito, perché sono italiana. E invece mi hanno detto di no per un tamponamento di cui mi ero perfino dimenticata», ha raccontato la donna.

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Nel marzo del 2005 Kukaleshi, alla guida della sua vettura, ha tamponato un altro automobilista nella strada che da Roma porta a Monterotondo. Nonostante l’aver compilato la constatazione amichevole l’uomo la denuncia e l’episodio finisce al giudice di pace che infligge una multa di 600 euro per lesioni colpose.

La donna ricorda è arrivata in Italia nel 1998: «Ho iniziato a lavorare da subito in un salone di bellezza. Poi nel turismo. A partire dal 2015, con mio marito abbiamo avviato una piccola attività di bus turistici. Vivo da 23 anni in questo Paese, ho due figli di 8 e 11 anni, verso contributi da due decenni. Ho vissuto più a Roma che in Albania. Per me la lettera che ho ricevuto dal Ministero è un torto enorme», ha detto amareggiata Kukaleshi.