Piazza Fontana, per Mattarella lo Stato fu doppiamente colpevole

Piazza Fontana, per Mattarella lo Stato fu doppiamente colpevole

“L’attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato è stata doppiamente colpevole”: nel giorno 50° anniversario della strage di piazza Fontana, il presidente della Repubblica Mattarella ricorda le responsabilità di parte delle istituzioni.

Sono passati cinquanta anni da quel 12 dicembre 1969: la bomba nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana, a Milano, per molti segnò l’inizio degli “Anni di Piombo” in Italia. Durante le celebrazioni per il triste anniversario, il presidente della Repubblica  Sergio Mattarella ha partecipato al Consiglio Comunale a Milano.

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“L’identità della Repubblica è segnata dai morti e dai feriti della Banca Nazionale dell’Agricoltura”, ha ricordato il Capo dello Stato, “ma la Repubblica è stata più forte degli attacchi contro il popolo italiano”. Uno dei passaggi più significativi del suo intervento è stato quello riferito ai depistaggi che l’inchiesta sulla bomba ha subìto. Azioni portate avanti da parte delle istituzioni: una parte di storia che Mattarella ha voluto ricordare. “Non si serve lo Stato se non si serve la Repubblica e, con essa, la democrazia – ha argomentato il presidente – L’attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato è stata doppiamente colpevole. Un cinico disegno, nutrito di collegamenti internazionali a reti eversive, mirante a destabilizzare la giovane democrazia italiana, a vent’anni dall’entrata in vigore della sua Costituzione. Disegno che venne sconfitto”.

La sconfitta del tentativo di sovvertire la democrazia in Italia nacque anche nei giorni successivi alla strage di piazza Fontana: “Dopo la Repubblica è stata più forte degli attacchi contro il popolo italiano – ha spiegato Mattarella – La violenza terroristica ha sottoposto a dura prova la coscienza civica dei nostri concittadini. Il comune sentimento di unità, patriottismo, solidarietà, è stato, con dolore ma con fermezza, più consapevole e più forte dopo quegli assalti”.

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Nel suo discorso il presidente della Repubblica ha anche voluto mettere in guardia dal revisionismo, una malattia che sembra stia diffondendosi in Italia in modo preoccupante. Quelle che Mattarella ha definito “disinvolte manipolazioni strumentali del passato, persistenti riscritture di avvenimenti, tentazioni revisioniste che alimentano interpretazioni oscure entro le quali si pretende di attingere versioni a uso settario, nel tentativo di convalidare, a posteriori, scelte di schieramento, opinioni di ieri”.

Nel corso della visita a palazzo Marino il Capo dello Stato ha incontrato le vedove dell’anarchico Giuseppe Pinelli e del commissario Luigi Calabresi.