“Sei nero, sei nero!”, insulti razzisti a scuola ad un bambino di 7 anni

Razzismo a scuola, bambino di 7 anni insultato da una compagna. Il papà denuncia tutto su Facebook. È polemica con la dirigente scolastica.

razzismo scuola

Una piaga che in Italia, nel 2019, ancora non si riesce a debellare. Parliamo di razzismo, con l’ennesimo che sta facendo parlare in Italia. Dopo le accuse ricevute allo stadio “Bentegodi” da Mario Balotelli durante Verona-Brescia, stavolta il teatro del triste evento sarebbe addirittura una scuola. “Sei nero, sei nero”. Sarebbe questo l’insulto che da tempo verrebbe ripetuto da parte di una compagna ad un bambino di sette anni che frequenta la scuola elementare Defassi di piazza della Repubblica a Borgaro.

Il caso di presunto razzismo è stato denunciato dal padre del bambino questa mattina. L’uomo ha pubblicato un post tramite una delle pagine Facebook dedicate alla cittadina. “Mio figlio è frutto dell’amore fra me e mia moglie, nata nella Guyana Britannica, paese tra il Brasile ed il Venezuela, seppur facente parte della Comunità Caraibica”. Così il papà del bambino insultato, che poi continua: “Ci siamo conosciuti per lavoro in quella terra, anche se nostro figlio è nato a Firenze, mentre l’altra nostra figlia è Sud Africana, essendo nata in una delle nazioni in cui abbiamo vissuto per lavoro. Nel 2014 decidiamo di venire a vivere a Borgaro, città dove i nostri figli stanno frequentando le scuole dell’obbligo.

Da diverse settimane. Mio figlio ne sta soffrendo molto e la maestra è al corrente del problema. Purtroppo, però, devo constatare come la scuola, a oggi, non abbia dato vita ad iniziative di solidarietà verso mio figlio o provvedimenti per quanto successo. Io e mia moglie siamo rimasti molto amareggiati da questa situazione. Vogliamo però precisare come non vogliamo assolutamente criminalizzare la bambina o i suoi genitori. Vogliamo chiedere alla scuola di affrontare queste problematiche in maniera più convincente, con più garanzia ed equità a tutti i genitori. La scuola ha il dovere di educare verso il rispetto, la convivenza e l’armonia tra tutti i nostri bambini”.

Razzismo a scuola, c’è la risposta del dirigente scolastico

A rispondere al padre del bambino è la dirigente scolastica, Lucrezia Russo: “Perchè denunciare via social? L’intero istituto comprensivo, me per prima, è dispiaciuto per questa situazione che si è venuta a creare. Mi spiace che questa denuncia sia arrivata tramite i canali social e non attraverso un pacifico confronto con i genitori del ragazzo, che fino a oggi non ho avuto il piacere di incontrare per questo episodio. Sono qui quasi 12 ore al giorno, a completa disposizione di alunni e genitori. Determinate situazioni sarebbe meglio venissero affrontate a scuola e non renderle note mediante un post Facebook, rischiando poi che gli utenti inizino l’attacco mediatico, come è avvenuto in questo caso, visto che sono state denigrate delle maestre“.

Interviene anche il sindaco

Non manca anche un commento del sindaco di Borgaro, Claudio Gambino, che appresa la notizia, ha deciso di scrivere un post su Facebook: “Per ora dobbiamo parlare di presunto insulto razzista, ed è un fatto che deve essere ancora ben vagliato dalla scuola. Sui social si sono scatenati gli utenti, con valanghe di commenti sotto il post del padre del bambino. La stragrande maggioranza, per la verità, sono di solidarietà nei confronti del bambino e della sua famiglia. A dimostrazione che episodi simili sono condannati in modo fermo e unanime da tutta la nostra comunità. Una parte dei commentatori, invece, ha puntato il dito verso la scuola, l’insegnante e la famiglia della bambina ‘potenzialmente razzista’. Prendo le distanze da questi commentatori, invitandoli ad attendere che, come é giusto che sia, la scuola attraverso la dirigente scolastica con un confronto tra le parti, faccia piena chiarezza sulla vicenda.

Mi permetto inoltre di invitare chiunque avesse problematiche di tali gravità da denunciare di farlo attraverso i canali ufficiali, prima fra tutti la dirigente scolastica, e non attraverso i social, che possono diventare una gogna mediatica spietata e incontrollabile. Prendo anche le difese dell’insegnante che, a quanto mi risulta, appena venuta a conoscenza degli episodi narrati ha avvisato la preside e convocato le famiglie interessate per un confronto. E solo allora potremo avere un quadro più chiaro.

Da padre di tre figli, vorrei mandare un abbraccio affettuoso in primis ad Alessio ma anche alla bambina che probabilmente, avendo solo sette anni, fa e dice delle cose con molta meno malizia e cattiveria di tanti leoni da tastiera. Non intendo minimizzare il fatto. Se ci saranno responsabilità da parte di chicchessia non resteranno impunite. Sono convinto che la nostra Scuola (dirigente, insegnanti, bambini, istituzioni e famiglie) non debba prendere lezioni da nessuno in tema di solidarietà, accoglienza e integrazione. Lo ha dimostrato con la sua storia, fatta di iniziative e progetti e saprà dimostrarlo anche questa volta”.

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