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Politica

I gruppi PD si ribellano: sotto processo Nicola Zingaretti

I gruppi Pd si ribellano e mettono sotto processo Zingaretti : “E’ stato troppo morbido con Renzi e Di Maio”

I gruppi PD si ribellano: sotto processo Nicola Zingaretti – meteoweek

In questo momento di latente crisi di governo, succede anche di sentire criticare il leader politico oltre che dai gruppi cnque stelle, dagli stessi del pd. Così pure si sente sbottare un personaggio composto come Graziano Delrio con un «mi sono rotto le scatole!».

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Di cosa si sarebbe stufato il capo- gruppo Pd? «Di fare sempre da pompiere e di trovare soluzioni e poi loro», alias Matteo Renzi e i suoi, «escono e noi facciamo la figura di quelli che mettono le tasse». E’ questo lo sfogo che dà voce ai deputati Dem contro l’ex segretario che  non viene tenuto a bada dal suo successore. Una rabbia che si è manifestata ieri nella sala Berlinguer del gruppo alla Camera. Frecce lanciate dai tanti intervenuti dopo il capogruppo che si dirigono su vari bersagli: il premier che usa la mano soft temendo contraccolpi, accettando che una manovra uscita dal cdm sia cambiata in corsa più volte; Matteo Renzi, «verso il quale la pazienza si è esaurita»; il segretario Zingaretti, «che non ha dato la linea: ci hanno mandato in tv a difendere la plastic tax ecologica e di sinistra ma quando ci siamo voltati non avevamo nessuno a coprirci le spalle», lamenta un deputato di lungo corso. I Dem ripescano l’ascia di guerra contro l’ex segretario, mettendo sul banco degli imputati anche «la voce troppo debole» di Zingaretti.

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Insomma, alla vigilia del voto in Emilia, in questa riunione si accende una spia rossa nel display del leader. «A gennaio serve un rimpasto di ministri e una nuova agenda più nostra», dicono dirigenti vicini a Franceschini. «Quello accaduto fin qui è inaccettabile», esclama Delrio che lamenta l’impossibilità di toccare palla sulla manovra alla Camera tra polemiche e ritardi al Senato. «Mi sono stancato di questa situazione, non è più tollerabile che il segretario dei partito democratico, Nicola Zingaretti ci sia questa modalità di lavo- ro, per cui le cose passano senza che si possa far niente. Anche il premier aveva assicurato che ci sarebbe stata la possibilità anche per noi di fare qualcosa sulla manovra e invece non è così». Tradotto da uno dei presenti, «è intollerabile che il governo chieda al Pd di risolvere la sua incapacità di gestire i rapporti con i partiti della sua maggioranza».

Da Conte si passa poi al partito. E succede che si senta pure un autorevole figura come Piero Fassino pronunciare parole appuntite contro la pessima gestione dei rapporti tra partito e gruppi parlamentari, da imputare alla fragilità dei gruppi dirigenti.

Si tratta di una critica dura da parte di un ex segretario dei Ds, che ha appoggiato la mozione Zingaretti al congresso e che infatti precisa di stare sempre dalla sua parte. Ma non è solo Fassino a puntare il dito. Ci pensano pure Alessia Rotta, Marianna Madia, Enrico Borghi e Debora Serracchiani. «Francamente questo modo di gestire la manovra non va bene», fa notare l’ex governatrice del Friuli: «C’è il problema di un rapporto tra il gruppo parlamentare e il governo e tra il gruppo col partito». Ma se davvero si è esaurita la pazienza verso Renzi è perché l’ex segretario viene visto in affanno e quelli che lo hanno seguito in grande sofferenza. Da qui la svolta di Italia Viva viene setacciata: Renzi vuole la soglia di sbarramento circoscrizionale nella nuova legge proporzionale perché crede di fare meglio in alcune zone sapendo di andare male in altre, spiegano i Dem. Consapevoli di quanto l’ex leader soffra la crisi dei sondaggi che lo danno al 13%. Gli stessi che supportano Italia Viva, come Giacomo Portas dei Moderati, esperto di quotazioni come pochi altri, lo hanno avvisato: «Se si andasse col proporzionale puro, un partito di centro come IV avrebbe un bacino potenziale del 6 per cento, viceversa no». Intanto Renzi si muove – malgrado tutto – in linea con Di Maio con due obiettivi: uno è quello di liberarsi di Conte ma senza andare a votare. «Quei due sarebbero disposti a tutto, perfino ad accettare Zingaretti premier…», afferma uno di quelli che captano le voci del Palazzo.

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