Laura Chirica, volata via dal 7°piano. La famiglia scopre qualcosa

Nuovi sviluppi sul caso che riguarda il suicidio della 17enne Laura Chirica. Sviluppi che hanno condotto all’arresto un giovane spacciatore di 25 anni incastrato da una lunga serie di conversazioni ritrovate sul suo cellulare.

Laura Chirica

Un giovane di Montefiascone è stato arrestato perché trovato in possesso di 148 grammi di hashish, ed è finito a processo anche con l’accusa di spaccio a minori. Ad incastrare il ragazzo ci sarebbero una quindicina di conversazioni ritrovate sul suo telefono cellulare, attraverso le quali si sarebbe accordato con alcuni minorenni intenzionati a comprare la droga.

Un caso, questo, che si ricollegherebbe anche con la misteriosa scomparsa della 17enne Laura Chirica, morta a Roma nel 2017 in zona Piazza Bologna, dopo essere rovinosamente precipitata dal settimo piano di un palazzo situato a via Agrigento.

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Tra le conversazioni quella con Laura Chirica

Tra le 15 chat ritrovate sul telefono del ragazzo, spicca una lunga conversazione, ”andata avanti per mesi, con la 17enne Laura Chirica, una giovane di origine moldava, ma da tempo residente a Montecchio, morta suicida il 14 febbraio di tre anni fa a Roma, dopo essere precipitata da un palazzo di via Agrigento, in zona Bologna”. Questo è quanto stato sottolineato in aula dall’ispettore superiore del commissariato di Orvieto, Sandro Lidi.

Secondo quanto riportato, sul cellulare dell’imputato la ragazza sarebbe stata salvata in rubrica con il nomignolo di ”Scemotta”. Stando poi a quanto ricostruito dagli inquirenti tramite le chat, la giovane avrebbe ricevuto un’ingente quantità di hashish in cambio di 750 euro, e avrebbe intessuto una regolare conversazione con lo spacciatore da dicembre del 2016 fino alla mattina della tragedia – quella del suo presunto suicidio.

Come sottolineato dall’ispettore superiore, “è alle indagini sulla sua morte e dall’analisi del cellulare del ragazzo, arrestato la prima volta il 27 febbraio del 2017, che siamo riusciti a ricostruire un quadro ben più complesso”. Un quadro che vede protagonista una fitta rete di spaccio a ragazzi minorenni.

Laura Chirica

La testimonianza chiave

Non solo conversazioni telefoniche. La pm Chiara Capezzuto ha infatti sottolineato come alla base del procedimento, oltre ai messaggi WhatsApp, ci sia una deposizione ben più incriminante per il 25enne, rilasciata al tribunale per i minorenni di Perugia da un’amica della vittima.

La ragazza in questione era stata indicata alla polizia di Orvieto come testimone dei rapporti della coppia dalla stessa sorella di Laura, Dana Chirica, qualche giorno dopo il verificarsi della tragedia. La giovane sarà sentita alla prossima udienza del processo, il 6 maggio 2020, mentre la sorella potrebbe essere ascoltata più in là.

La mamma di Laura: “non credo al suicidio”

Continuano quindi le indagini volte a far luce su una scomparsa tutt’altro che chiara. Questo perché, sebbene la morte di Laura Chirica sia stata archiviata come suicidio, la famiglia si è sempre opposta a tale versione dei fatti. Per i famigliari, infatti, ci sarebbero molti presupposti per seguire la pista dell’omicidio.

Non ho mai creduto al suicidio” dichiara Ana, la mamma di Laura, ai microfoni di “Chi l’ha visto?” durante lo speciale andato in onda a luglio 2019. Una scomparsa, quella della ragazza, rimasta un giallo anche per il pm titolare del fascicolo di inchiesta, che su richiesta dell’avvocato difensore della famiglia Chirica ha quindi riaperto le indagini.

La 17enne sospettata di essere un pusher

Secondo le ricostruzioni effettuate dai Carabinieri, il 14 febbraio 2017 Laura non è andata a scuola, ma si è diretta verso Roma Tiburtina. Qui ha incontrato un’amica alla quale avrebbe confessato di dover “fare una cosa importante”, e per tale ragione le avrebbe chiesto di accompagnarla. La ragazza, però, si sarebbe rifiutata.

Subito dopo l’incontro, la giovane sarebbe poi entrata in una farmacia per comprare un test di gravidanza, del quale dopo la su morte è stata trovata solo la confezione. Un dettaglio, questo, che ha fatto scattare l’ipotesi del giallo, così come la presenza, invece, del bilancino di precisione. Proprio questo strumento, infatti, sarebbe stato reputato come un indizio che, secondo gli inquirenti, inquadrerebbe la ragazza come corriere di droga.

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