Bibbiano, Cassazione difende il sindaco Carletti | Chiuse le indagini per 26 persone

Chiuse le indagini preliminari dell’inchiesta “Angeli e Demoni”, relativa ai presunti affidi illeciti di Bibbiano. Su ordine della Procura, i carabinieri di Reggio Emilia hanno notificato a 26 persone l’avviso di fine indagine.

Andrea Carletti

Come riportato dall’ANSA, i carabinieri di Reggio Emilia hanno notificato a 26 persone l’avviso di fine indagine dell’inchiesta denominata “Angeli e Demoni“, inchiesta relativa ai presunti affidi illeciti verificatisi nella Val d’Enza e che a maggio dello scorso anno vide scattare misure cautelari.

I capi di imputazione contestati dalla Procura reggiana, nell’atto che di solito prelude a una richiesta di rinvio a giudizio, sono 108. I reati contestati sono: peculato d’uso, abuso d’ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l’altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

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Cassazione: non c’erano gli elementi per la misura cautelare di Carletti

Secondo la Cassazione, le misure restrittive contro il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, erano infondate. Nel verdetto, infatti, i giudici supremi hanno rilevato “l’inesistenza di concreti comportamenti” (ammessa anche dai giudici di merito) da parte del primo cittadino che possano fare scattare misure restrittive come l’arresto o l’obbligo di dimora.

Nel dettaglio, la Cassazione ha ritenuto che non vi erano prove sulla possibilità di inquinamento probatorio così come non vi erano “elementi concreti” che lasciavano ipotizzare la reiterazione dei reati.

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Il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti

Il caso Bibbiano

Il caso di affidi illeciti noto come “caso Bibbiano” è scoppiato il 27 giugno dello scorso anno, a seguito dell’emissione da parte della Procura di Reggio Emilia di ben 18 misure cautelari per via di un sistema che ha visto coinvolti diversi assistenti sociali, psicologi e anche varie figure istituzionali.

Secondo quanto comunicato dai pubblici ministeri, i bambini rimasti vittima, loro malgrado, della drammatica rete di affidi, avrebbero subito una serie di manipolazioni mentali così da poter raccontare fatti che non si sono, in realtà verificati, come gli incriminati casi di abusi. Abusi che non si sono mai verificati, ma che erano stati raccontati dalle piccole vittime su spinta di coloro che, dopo averli sottratti alle proprie famiglie per darli in affido ad altri nuclei familiari, ne voleva creare un business. Un business dal valore di migliaia di euro.

 

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