Autostrade, parla Mion: “Fatti troppi errori, rischiamo perdite miliardarie”

Il presidente di Edizione Holding riparte dal disastro del ponte Morandi. “Siamo consapevoli degli errori commessi”, confessa Mion.

Autostrade per l’Italia fa mea culpa per i tanti e gravi errori commessi nell’ultimo periodo. Questo è il succo del discorso fatto nelle scorse ore da Gianni Mion. Il presidente di Edizione Holding, società controllata dalla famiglia Benetton, ha concesso un’intervista per il Corriere del Veneto. Si è partiti dal crollo del ponte Morandi di Genova, per il quale Mion spende parole importanti.

Partiamo dalla sottovalutazione del disastro. Ora c’è consapevolezza degli errori commessi. Ed è comprensibile che si voglia dare una lezione alla società. Tanto più che si è creata una psicosi sui ponti che crollano e le gallerie chiuse. Da parte dell’azienda ci si è resi conto dei danni causati e c’è stato un significativo ravvedimento operoso riconosciuto anche dal ministro Paola De Micheli“. Gianni Mion, inoltre, ha parlato della posizione di Giovanni Castellucci, recentemente sollevato dall’incarico di amministratore delegato di Atlantia. Secondo il presidente di Edizione, “avrebbe dovuto dimettersi subito“.

Il Ponte Morandi è l’emblema della gestione recente di Autostrade – meteoweek.com

E poi c’è la questione relativa alla revoca della concessione. Mion, in particolare, parla degli effetti che questo provvedimento, previsto in parte dal nuovo decreto Milleproroghe, potrebbe avere sull’azienda e sulle famiglie di chi vi lavora. “Gli investimenti fatti sulla base del piano tariffario originario portavano a prospettive eccellentissime. Con la revoca i sogni di Gilberto, della famiglia e, più modestamente, del sottoscritto, dovranno cambiare. Ne dobbiamo prendere atto. Il mio compito è sostenere i diritti dell’azienda ma nel rispetto di posizioni altre“.

Dunque Autostrade e le sue partecipate prendono atto del ridimensionamento inevitabile che avrebbe luogo in caso di revoca della concessione. Anche perchè Mion si deve rendere conto della mancata collaborazione totale da chi sta dall’altra parte del tavolo delle trattative. “La conciliazione è sempre necessaria. È una questione di buon senso. Rientra fra gli obblighi dell’amministratore difendere gli interessi dell’azienda trovando una soluzione. E mi risulta ci sia disponibilità alla negoziazione dalla controparte“.

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