Vive con 26 centesimi al giorno. Muore di fame a 24 anni

Morire di povertà è ancora possibile nella Cina della rinascita economica, e dei progetti di sussidio per chi non riesce a condurre una vita normale.

Wu Huayan – meteoweek

Wu Huayan è la 24enne morta pochi giorni fa per malnutrizione. La ragazza negli ultimi anni si era occupata della salute di suo fratello malato, e nonostante la scomparsa dei genitori aveva deciso di continuare a lavorare e studiare per acquisire abilitazioni professionali che le permettessero di avere un sussidio. Ma i due yuan al giorno che lei utilizzava giornalmente per il suo sostentamento non sono stati sufficienti, e così dopo alcuni giorni in ospedale per Wu Huayan è arrivata la morte. Gli organi non hanno resistito.

La storia

È morta a 24 anni, per le complicazioni di una denutrizione cronica. Non si può vivere con 26 centesimi di cibo al giorno. Si chiamava Wu Huayan e la sua storia atroce ha commosso troppo tardi milioni di cinesi. Wu, viveva in campagna nel Guizhou, una delle province più arretrate della Cina seconda economia del mondo. Persi i genitori da bambina, per anni aveva fatto da mamma e papà al fratello minore, sofferente di problemi mentali.

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Due zii la aiutavano con 300 yuan al mese (39 euro): di più non potevano fare perché sono poveri anche loro. Altri 300 yuan arrivavano dal programma sociale della sua provincia. La maggior parte della somma finiva in spese mediche per il fratello, ma Wu ha combattuto. Ha frequentato una scuola professionale e ha ottenuto dalle autorità una borsa di studio di 7 mila yuan all’anno. Si è diplomata, si è iscritta all’università. Negli ultimi tre anni la ragazza è sopravvissuta spendendo per sé due yuan al giorno, 26 centesimi. Mangiava un po’ di riso e peperoncini, ogni giorno. Questo si è saputo a ottobre, quando Wu, sfinita, è stata ricoverata in ospedale in città. Non riusciva più a stare in piedi, la malnutrizione aveva danneggiato il cuore e i reni; pesava solo 21 chili.

La reazione della gente

La Cina non si è dimostrata sorda al grido di dolore, proveniente dagli ambienti più poveri del paese. In pochi giorni sono arrivate donazioni dai compaesani, dai suoi professori, dai compagni di studio: quasi un milione di yuan, 130 mila euro, abbastanza per essere benestanti tutta la vita nel Guizhou. Uno sforzo inutile, e quantomai tardivo. Wu aveva raggiunto il punto di non ritorno.

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Si è spenta nel nuovo anno, il 2020. Una risposta al governo, che aveva individuato questo come l’anno in cui Pechino avrebbe sradicato le ultime sacche di estrema povertà e di dichiarare la nascita di «una società moderatamente prospera». I risultati del piano sono stati eccezionali, riconosciuti dall’Onu e dalle grandi istituzioni mondiali.

Il governo

Xi Jinping, presidente cinese – meteoweek

Sono bastati trent’anni alla Cina per riscattarsi dalla povertà assoluta di oltre 800 milioni di persone. Ma è chiaro che i dirigenti, ansiosi di coronare il progetto di Xi, corrono a gonfiare i dati del successo. Ha creato scandalo l’annuncio delle autorità del Jiangsu, provincia con 80 milioni di abitanti e «solo 17 poveri» secondo la statistica ufficiale.

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Di questi 17 sfortunati cittadini che non hanno ancora goduto dello straordinario piano anti-povertà del governo, «4 sono così malati da non poter lavorare», ha detto Zhu Guobing, capo dell’Ufficio Alleviamento della Povertà del Jiangsu. Sul web il funzionario è stato subissato da critiche e ingiurie. Poi è intervenuta la censura, che però ha anche fatto ritirare la dichiarazione trionfale del funzionario dai siti web dei giornali locali.

 

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