Villetta con ospiti | I molti vizi e le poche virtù di una famiglia del nord italiano

In una cittadina del nord-est italiano, un luogo-non luogo di ricchezza e benessere immerso in una bucolica tranquillità, una ricca famiglia borghese trascorre una giornata che sembrerebbe di ordinaria amministrazione. Eppure, quell’apparente benessere nasconde una realtà torbida e corrotta di “leggerezza” e immoralità.

Villetta con ospiti, e l’impietoso ritratto sociale borghese

Diletta (Michela Cescon) è donna fragile, ossessionata dalle apparenze, fagocitata da una madre matrona (Erika Blanc) e fondamentalmente sola; suo marito Giorgio (Marco Giallini) è invece uomo d’affari che sa – fin troppo – il fatto suo e (all’occorrenza) è pronto a risolvere ogni situazione sfruttando i “giusti” contatti. I due coniugi hanno una figlia (Beatrice detta Bea) in totale opposizione, con la figura materna in particolare, e un figlio più piccolo.

Attorno a loro ruota una manciata di personaggi che rappresenta una periferia italiana ricca ma ingorda, lucida ma corrotta, dove nulla è mai (davvero) come sembra. Sullo sfondo si muovono invece i personaggi sbiaditi di un’immigrazione che fa sempre rima con perdita, in primis di status sociale e dignità, e che relega senza appello i suoi protagonisti al ruolo di comparse senza “peso” in un’Italia profittatrice, alimentata solo dal potere di fare e decidere i propri ‘comodi’ sempre secondo i propri mezzi (sociali ed economici).

E della lussuosa e mega villa con ampio viale di accesso e immersa nel verde che incarna la ricchezza esuberante e incontaminata dei Tamanin, poco alla volta la storia svela segreti e risvolti a dir poco inquietanti, che poi andranno tutti a confluire in un drammatico unico evento detonatore. Da quel momento in poi, i Tamanin tutti, il commissario di polizia venuto dal sud (Massimiliano Gallo) con una vocazione per le “occasioni”, il parroco ambiguo (Vinicio Marchioni), e il medico ingordo (Bebo Storti), dovranno fare i conti con una situazione a dir poco scomoda e con una scelta da prendere che rivelerà infine il vero profilo di una piccola realtà sociale con troppi vizi e ben poche virtù.

Villetta con ospiti, e la banalità del male

Con questo suo ultimo lungometraggio Ivano De Matteo (sempre in collaborazione alla sceneggiatura con Valentina Ferlan), mette in scena un’altra pagina della “banalità del male” di casa nostra, ovvero superficialità e inettitudine alla loro massima espressione. Una storia che si specchia anche nella nostra recente cronaca e nel delitto assurdo e fondamentalmente impunito di Marco Vannini, Villetta con ospiti fotografa un mondo di gente ricca, piena di inutili nevrosi, annoiata, che sfrutta sempre il prossimo suo a piacimento. Gente “educata” agli agi e con la sola convinzione di dover cadere sempre e comunque in piedi.

E infatti da quell’aria spensierata e leggera delle scene iniziali, il film di De Matteo muove presto nel terreno torbido e melmoso della corruzione, del compromesso, dello scambio di favori, di cui l’italiuccia nostra tende sempre purtroppo a esser maestra. E nella natura bella e selvaggia, a volte placida e serena, altre volte feroce e dominante, che regna attorno alla villetta, De Matteo prende spunto per specchiare la brutalità e la crudeltà (troppo spesso scontata e banale) del male.

La banalità del male della Arendt torna infatti sempre e comunque in queste storie di drammatica inconsapevolezza, di cieca inottemperanza al proprio libero arbitrio. De Matteo mette infatti in scena la parte più istintiva e parassitaria dell’uomo, condannando la sua incapacità di mettere al servizio del bene il proprio libero arbitrio, e tratteggiando – di fatto – una civiltà più crudele e aggressiva di una qualsivoglia legge della giungla.

Leggi anche: Villetta con ospiti | Conferenza stampa del film diretto da Ivano De Matteo

Leggi anche: Figli | recensione | L’amore che resiste

Villetta con ospiti, e il “suo” caso di coscienza

Un racconto che aveva dunque dalla sua tutte le carte in regola per colpire ancora una volta a segno in quel limbo tra verità e coscienza che anche in I nostri ragazzi determinava una zona grigia nella quale soffermarsi e riflettere. Purtroppo in Villetta con Ospiti il mix di registri non tiene il passo con i tempi narrativi, la sceneggiatura risulta in troppi punti disordinata e artificiosa, e la storia così come viene narrata diventa ben presto poco accattivante e probabile, al netto di un cast che (menzione speciale per Cristina Flutur nei panni di Sonja, già straordinaria interprete nel 2012 di Oltre le colline di Cristian Mungiu) si dimostra comunque compatto e coeso.

E questa storia di scelte e vizi umani e capitali non riesce a disegnare una parabola di degrado umano e morale in grado di sollevare dubbi e riflessioni ulteriori rispetto a quanto già detto e visto in tutti i lavori precedenti del regista romano.

 

Impostazioni privacy