Virus Cina, le città italiane più a rischio secondo lo studio Inserm

Secondo le informazioni attualmente disponibili, il virus dalla Cina mette a rischio anche alcune città italiane. Milano figura al primo posto, seguita da Roma, Venezia e Bologna. Complessivamente, il paese europeo più a rischio è la Gran Bretagna. A seguire Germania, Francia, Italia e Spagna

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La percentuale di rischio importazione del virus dalla Cina nei paesi europei è drasticamente aumentato. Un caso di contagio nell’arco delle due settimane è passato dal 33% al 70%, fattore quest’ultimo che induce alla massima prudenza. Come evidenziato dalle stime contenute in uno studio preliminare dell’Istituto nazionale francese di salute e ricerca medica (Inserm), coadiuvato dalla Sorbonne Université e del Pierre Louis Institute of Epidemiology and Public Health, i rischi europei sono in aumento. Il pericolo maggiore lo corrono Regno Unito (dal 9% al 24% a seconda dello scenario) e Germania (8-21%), seguite da Francia (5-13%), Italia (5-13%) e Spagna (4-11%).

L’Europa occidentale, è il parere degli esperti, corre un rischio maggiore rispetto all’Europa orientale e settentrionale. E per i primi 5 Paesi a maggior rischio di importazione, gli istogrammi mostrano anche una ripartizione secondo il tasso di pericolosità per ogni città di ogni singolo paese. In Italia, secondo le proiezioni, per il virus dalla Cina sarebbe più a rischio la città di Milano, seguita da Roma, Venezia e Bologna. Ecco spiegato il motivo di massima vigilanza su direttiva del Ministero della Salute, che ha ordinato controlli agli aeroporti. I 202 casi analizzati a Fiumicino, per passeggeri provenienti da Wuhan, hanno tuttavia dato esito negativo.

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L’Europa intensifica i controlli per scongiurare i contagi

Dallo studio Inserm emergono dei dettagli non trascurabili così riassunti. “Il rischio di importazione in Europa è stimato come la probabilità che almeno un caso venga portato dalle province infette in Europa in un periodo di 2 settimane. Il lavoro – si legge – presenta due scenari principali. Uno ‘a bassa esportazione’, per cui il tasso di esportazione di casi dalla Cina resterebbe di 7 ogni due settimane, lo stesso osservato prima del blocco dei voli da Wuhan. L’altro è considerato ad alta esportazione, compatibile con un aumento del numero di infezioni in Cina, nonchè pari a circa 3 volte il tasso di base”.

E’ il motivo per il quale i controlli sono segnalati in costante aumento. In alcuni Paesi è probabile che si verifichino importazioni in aeroporti multipli (ad esempio Germania e Italia), mentre in altri il rischio si concentra principalmente negli aeroporti che servono la capitale.Viene citato l’esempio nel Regno Unito, dove Londra contribuisce al 75% del rischio, e in Francia, dove Parigi contribuisce addirittura all’89%.

Nelle ultime ore, poi, sono aumentati i casi sospetti di contagio del virus di Wuhan segnalati in Europa. Sarebbero 4 in Scozia, due in Francia (questi ultimi smentiti dalla ministra della salute francese) soltanto nelle ultime 48 ore. Il coronavirus – al di là dei sospetti di matrice europea – si starebbe diffondendo in tutto il mondo: decine di segnalazioni giungono da Singapore, dal Vietnam e dall’ Arabia Saudita.

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