Puglia, orrore in casa. Lei muore sulle scale mentre tenta la fuga

I cadaveri di due persone, un uomo e una donna, sono stati trovati in un’abitazione nel centro storico di Ceglie Messapica, nel brindisino. Tra le ipotesi: duplice omicidio oppure omicidio-suicidio. Le testimonianze degli amici.

Mara Taran

Ieri il ritrovamento dei corpi senza vita con accanto un grosso coltello. Poi, il riconoscimento delle due vittime e le indagini per tentare di spiegare una tragedia che per ora resta ancora un mistero. A morire un uomo e una donna, connazionali, romeni. L’uomo, Gheorghe Nechita, 41 anni, era un pastore, mentre la donna, Mara Taran, 51 anni, era una bracciante agricola. Il primo indizio che salta all’occhio è che le due vittime non hanno legami di parentela.

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Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i due si trovavano nell’appartamento in cui abitava la donna. Per ragioni da accertare, nel corso di un litigio la donna potrebbe avere colpito con un coltello l’uomo. Quest’ultimo, prima di morire, sarebbe riuscito a disarmarla e a ferirla mortalmente. La donna avrebbe cercato di fuggire ma sarebbe morta sulle scale. Ma per ora restano soltanto ipotesi. Quando sono arrivati i vicini che hanno chiamato i soccorsi, per i due non c’era più nulla da fare. Il marito di Mara Taran non era in casa perché al lavoro nelle campagne in provincia di Bari, è stato a lungo interrogato dai carabinieri che lo ritengono estraneo ai fatti.

Ceglie Massapica: muore Mara Taran, il ricordo delle amiche

Dietro la tragedia che si è consumata a Ceglie Messapica, in una piccola casa ai piedi di Piazza Plebiscito, ci sono le tante storie di vita delle due vittime di nazionalità rumena, storie di sacrifici e speranze di Maricica (Mara) Taran e di Gheorghe Nechita, un pastore che si divideva tra la Puglia e la Sicilia, che nessuno a Ceglie conosceva, tranne la coppia di amici che lo ospitava. La storia di Mara, invece, è comune a quella di tante romene come lei, il suo ‘viaggio della speranza’ in Italia: pochi bagagli e tanto dolore nel lasciare a casa un figlio, ancora bambino ed arrivare a Ceglie Messapica per lavorare come badante. Il ricordo di Mara Taran nelle parole di amici e compagni di lavoro.

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“Mara era una persona bravissima – racconta Elena, sua connazionale ed ex compagna di lavoro – si comportava bene, lavorava tutti i giorni. Per un po’ di tempo siamo, anche, state vicine di casa. Le nostre strade si sono interrotte ad agosto perché lei è andata a prestare servizio per un’altra azienda ma era una donna eccezionale”. Anche Lucia ricorda Mara con affetto: “Ci siamo conosciute perché ha assistito mia madre per qualche tempo poi, per caso, ci siamo ritrovate a lavorare per la stessa ditta che si occupava della raccolta ortofrutticola. Era una donna dolce, lavoratrice, una buona, glielo si leggeva negli occhi. Era sempre disponibile con tutti, simpatica e sorridente. Con lei mi trovavo a mio agio. Si era – aggiunge l’amica – ambientata bene a Ceglie nonostante la lontananza da casa. C’era un velo di malinconia sul suo viso quando si trattava questo argomento. Comunque, non aveva problemi a fare amicizia, anche, perché il nostro lavoro di bracciante comporta stare tante ore a contatto con tante persone. La notizia della sua morte è arrivata mentre ero a lavoro e mi si è ghiacciato il sangue. Una giornata che non voleva finire”.

 

 

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