C’è anche del business dietro Greta Thunberg: “dovevo farlo”

L’attivista svedese si difende. “Il mio nome ed il movimento #FridaysForFuture vengono costantemente utilizzati per scopi commerciali senza alcun consenso”

Che dietro la grande macchina organizzativa operante con l’attivista svedese Greta, ci fossero necessariamente delle entrate economiche, già si sapeva. In poco più di un anno, la giovane scandinava ha scalato il mondo. Dal primo sciopero per il clima dell’agosto 2018, la sedicenne combattente per l’ambiente di strada ne ha fatta tanta: dal Forum Economico di Davos all’Onu passando agli incontri con i leader del pianeta, da Angela Merkel a Barack Obama, Greta è ora il simbolo del nuovo populismo ambientalista. E per fare tutto questo, hanno pensato di creare marchi veri e propri, che ora sono stati registrati.

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La giovane Greta però si difende. E lo fa sul suo profilo Instagram: “Il mio nome ed il movimento #FridaysForFuture vengono costantemente utilizzati per scopi commerciali senza alcun consenso. Accade per esempio nel commercio e alcune persone fanno soldi a nome mio e del movimento” – ha osservato. E poi ha raccomandato ai suoi seguaci di essere “estremamente sospettosi” se si viene contattati da “me” o da “qualcun altro che dice di rappresentarmi. Mi scuso con chiunque sia stato contattato – e persino indotto in errore – da questo tipo di comportamento.

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In soldoni (appunto) c’è chi sfrutterebbe il nome di Greta per guadagnare. “Succede ad esempio nel marketing, nella vendita di prodotti e nelle persone che raccolgono denaro in mio nome e nel movimento. Ecco perché ho fatto domanda per registrare il mio nome, Fridays For Future, Skolstrejk för klimatet ecc. come marchi”. La giovane attivista conclude: “io e gli altri che scioperano da scuola non abbiamo assolutamente interessi nei marchi registrati. Ma purtroppo deve essere fatto”.

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