Prescrizione, Renzi: “Decida Conte se vuole cacciarci, ma noi non votiamo”

Il leader di Italia viva Matteo Renzi ha, in una recente intervista, ribadito il no sulla prescrizione, dichiarandosi contrario al compromesso raggiunto dal Partito Democratico assieme al Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali.

matteo renzi prescrizione

Matteo Renzi è stato recentemente intervistato, per il Corriere della Sera, da Maria Teresa Meli. In tale occasione, il leader di Italia viva ha ribadito fermamente il no del suo partito al compromesso raggiunto (tramite intervento del premier Conte) sulla riforma della prescrizione.

In tal senso, dure dunque le parole di Renzi, che si è appellato direttamente al Primo ministro: “Decida Conte: se vuole cacciarci, basta dirlo. Se vuole tenerci, lavoriamo. Nell’uno e nell’altro caso noi non votiamo il pasticcio prescrizione: le idee vengono prima delle poltrone”.

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Matteo Renzi sulla prescrizione: “non siamo isolati, siamo garantisti”

Italia viva non ha accettato l’accordo sulla prescrizione, e la Meli ha questo quindi a Renzi se il partito ha scelto di isolarsi. Ma arriva secca, però, la risposta del senatore:”Non siamo isolati, siamo garantisti. E anche se il premier sembra non capire la differenza tra giustizialismo e garantismo, per noi si tratta di un valore importante. Da un lato c’è Bonafede e purtroppo insieme con lui c’è quello che resta del riformismo del Pd. Dall’altro ci sono i penalisti, i magistrati, i garantisti insieme a secoli di civiltà giuridica italiana”.

Per Renzi, in effetti, “forzare sulla prescrizione è oggettivamente assurdo in un momento nel quale abbiamo il coronavirus, l’incidente del Frecciarossa, il Pil negativo”. Ma, specifica bene, “la forzatura viene dai giustizialisti, non da noi. Noi non stiamo forzando: abbiamo solo chiesto di prenderci tempo con il lodo Annibali. […] Un anno per riflettere sulle soluzioni migliori”, a differenza degli altri che “invece insistono sulla bandierina Bonafede”.

La presunta dimissione dei tre ministri 

Renzi è stato inoltre interpellato anche in merito alla voce, diffusasi nella giornata di ieri, per la quale tre ministri di Italia viva sarebbero intenzionati a dimettersi e secondo la quale il gruppo passerebbe poi ad appoggio esterno.

Teresa Bellanova è bravissima alla guida dell’agricoltura italiana. Elena Bonetti è il primo ministro che ha messo soldi veri sulla famiglia. E il sottosegretario Ivan Scalfarotto è il punto di riferimento alla Farnesina per chi conosce le regole dell’export. I nostri tre al governo fanno un grande lavoro. Per noi devono andare avanti”, replica allora il senatore.

Che prosegue: “Noi non vogliamo far dimettere nessuno, vogliamo lavorare. Ma se per fare il ministro dobbiamo rimangiare secoli di civiltà giuridica si sappia che non abbiamo problemi a fare un passo indietro. Decida Conte: se vuole cacciarci, basta dirlo. Se vuole tenerci, lavoriamo. Nell’uno e nell’altro caso noi non votiamo il pasticcio prescrizione: le idee vengono prima delle poltrone”.

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Arrivare al 2023 è possibile, ma solo “se ci si rispetta” 

A conclusione dell’intervista, Renzi confessa alla Meli come sia comunque ancora della convinzione che arrivare al 2023, con questo attuale assetto di governo, risulti possibile. “Penso che sia la soluzione più giusta. Cl sono cantieri da sbloccare, tasse da abbassare, diritti da affermare. E noi ci siamo”, dichiara infatti il senatore.

Che però non manca di sottolineare: “Si arriva al 2023 se ci si rispetta. Io non posso far parte di una cultura manettara. E lo dice uno che ha alzato i termini della prescrizione, che ha lottato per cambiare le leggi di Forza Italia su questi argomenti. Ma no, non sarò mal dalla parte di chi si professa giustizialista. Al 2023 ci arriviamo se smettiamo di inseguire il populismo. il populismo economico è quello del reddito di cittadinanza, il populismo giuridico si chiama giustizialismo”.

Del resto, conclude il senatore, “noi non stiamo al Governo a tutti i costi. Ci stiamo per mantenere alta la bandiera del riformismo e per aiutare l’Italia. Se Conte vuole sostituirci con una pattuglia di deputati e senatori di Forza Italia, noi ci facciamo da parte con eleganza e stile. Possiamo rinunciare alle poltrone ma non possiamo rinunciare ai valori. Noi siamo e saremo garantisti: non diventeremo glustizialisti per una poltroncina. Non noi, almeno”.

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