Caso Gregoretti, il Senato si spacca: “Non dobbiamo sostituirci ai giudici”

Emma Bonino parla di polemiche e dibattiti fuorvianti. Grasso, di Leu: “Saranno i giudici a confermare l’eventuale colpevolezza di Salvini”.

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Senato bollente per quanto riguarda il giudizio nei confronti di Matteo Salvini per il caso Gregoretti. Ecco alcune delle più importanti deposizioni da parte di esponenti delle diverse fazioni politiche, moderate dal presidente Casellati.

Daniela Santanchè, Forza Italia: “C’è da capire perchè ciò che andava bene sulla questione Diciotti, non va più bene sulla questione Gregoretti. Stiamo parlando di due casi identici. Dobbiamo capire come mai il presidente Conte, quando governava con la Lega disse che Salvini non era da solo sul caso Diciotti. Il ministro Di Maio difendeva quasi con il suo corpo Salvini e sosteneva che le sue azioni avvenivano nell’interesse nazionale. Poi tutto questo è improvvisamente cambiato e il ministro Salvini diventa un sequestratore di persone, di bambini. Nasce un dubbio spontaneo, ovvero che il presidente Conte forse non seguiva i lavori in consiglio dei ministri oppure segue un interesse personale che gli italiani capiscono benissimo, ovvero quello di restare presidente del Consiglio a tutti i costi“.

Emma Bonino: “Dopo tante settimane di dibattiti che hanno coinvolto tutti, ovviamente fuori dal Parlamento, arriva finalmente il dibattito nel solo posto legittimo, ovvero l’aula del Senato. Tutte queste settimane sono state investite da dibattiti totalmente fuorvianti. Tutti a chiedersi se il Governo ne uscisse rafforzato o indebolito, a chi giova o a chi non giova. Capisco tutto, non sono una marziana, ma non le condivido. La sfumatura di megalomania di Salvini non sfugge a nessuno, ma quando si accosta a Trump direi che siamo fuori contesto. Il nostro compito è più netto e più semplice, ed è l’applicazione dell’articolo della Costituzione. È importante comprendere in quest’Aula ciò che non dobbiamo e non possiamo fare. Non dobbiamo sostituirci al Tribunale di Catania, non dobbiamo discutere la linea politica sull’immigrazione. Dobbiamo fare un altro lavoro e farlo con serietà, dobbiamo valutare se nel caso di specie sussista una delle condizioni per sottrarre un ministro al corso della giustizia. Dobbiamo motivare se l’inquisito abbia agito per la tutela di un interesse di uno Stato, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico. La motivazione non può essere meramente politica, bisogna indicare quale sia l’interesse dello Stato in tal senso“.

Giulia Bongiorno, Lega: “Si parla di Salvini che fugge o non fugge dal processo, come se fosse stato già processato, e noi senatori dobbiamo ratificare una decisione già presa. Non abdichiamo al nostro dovere/potere. Sembra quasi che oggi il tema sia: chi vota ‘no’ al processo fa in modo che Salvini fugga dal processo, quasi a invocare un legittimo impedimento. Noi non siamo azzeccagarbugli, Salvini non si faccia provocare. Qui nessuno può scavalcare i giudici, in questo momento da una parte c’è un ministro e dall’altra c’è il potere giudiziario che vuole processarlo. La legge però dire che quando ci sono questi due poteri ci vuole un terzo giudice, ovvero noi senatori. Se non capiamo questo, non abbiamo capito nulla“.

Pierferdinando Casini, Per le Autonomie: “Non c’è stato un intervento che sia partito dalla premessa che non dobbiamo dare un giudizio politico. Non mi hanno convinto nè le perorazioni d’ufficio nei confronti di Salvini, a mio parere autolesioniste, ma neanche le motivazioni di coloro che, dopo aver spiegato che il giudizio non è politico, hanno fatto capire che ci sarà un giudizio politico. Quando si dice che nessuno può sostituirsi a un tribunale, fa una valutazione che non c’entra con ciò che siamo venuti a fare. Qua giudichiamo se i fatti posti in essere da Salvini hanno una matrice privatistica o in difformità con le scelte del Governo. Capisco che ora ci siano problemi ad assestare il voto a differenza su quanto è accaduto sul caso Diciotti, ma io personalmente mi esprimerò allo stesso modo. Potrei essere convinto a cambiare voto se la fattispecie della Diciotti e quella della Gregoretti siano diversi“.

Ignazio La Russa, FdI: “Vale la pena sottolinare che la nostra oggi non è una funzione politica. Non siamo qui a obbedire a una disciplina di gruppo o di partito. Il Senato deve svestirsi dai panni del deputato di parte e assumere i panni del giudice. Secondo il codice penale è colpevole di sequestro di persona colui che priva un soggetto della libertà. La libertà è figlia di un diritto. Quello che ha fatto Salvini non è sequestro di persona, in base agli studi che ho anche fatto all’università. Inventatevi un reato diverso, ma non accusate di sequestro di persona chi non lo ha compiuto. C’è un vizio antico quanto la sinistra, esportato persino in America. Abbiamo insegnato che se non puoi battere un politico con il consenso, allora devi scatenargli i giudici contro“.

Pietro Grasso, Leu: “I giudici del Tribunale di Catania ritiene che vi siano elementi tali da configurare come reato ministeriale il sequestro di persona nei confronti dei naufragi. Ribadisco che si tratti di naufraghi, soccorsi attaverso operazione del Centro di soccorso marittimo. Ricordiamo come scoppiò il caso Gregoretti. Ricordiamo l’euforia di un ministro che si riteneva al di sopra della volontà dei giudici. Saranno i magistrati a dichiarare la colpevolezza di Salvini, il nostro compito è quello di verificare se abbia agito in tutela dell’interesse dello Stato. La Gregoretti, a differenza della Diciotti, non era attrezzata per le operazioni di salvataggio, com’è noto a Salvini fin dal 27 luglio. La nave era dunque inidonea per ospitare così tante persone per così tanti giorni. Questo era già stato comunicato dal comandante“.

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